L’ultima emissione del BTP Italia è stata un successo con una raccolta complessiva di 9.9 miliardi di euro di cui oltre 8,5 miliardi derivante dal collocamento al pubblico retail, ovvero ai piccoli risparmiatori.
Improvvisamente si è riacceso l’interesse degli italiani per i titoli di Stato per 2 motivi. Il primo è che il governo ha emesso uno strumento utile per difendere i risparmi dall’inflazione. Il secondo è che il mondo dell’informazione ha dato ampio risalto all'emissione.
Ma come sempre succede quando la stampa in massa si occupa di un certo fenomeno non tutta l’informazione è rigorosa, perché c’è sempre qualcuno che esagera con l’hype mediatico nel tentativo di attirare lettori.
Occorre dunque fare un po’ di chiarezza soprattutto per quanto riguarda il possibile rendimento dell’obbligazione, per spiegare che un rendimento mirabolante del 20% non solo non è certo ma neppure probabile.
Come noto il Btp Italia offre una cedola fissa annua del 2%, un premio fedeltà (per chi tiene il titolo fino alla scadenza quinquennale) dello 0,8% e il recupero dell’inflazione italiana. Ovvero la cedola è indicizzata all’indice Foi, che tiene conto dei prezzi al consumo per operai e impiegati al netto dei tabacchi.
La prima cosa da ribadire è dunque che il rendimento del Btp Italia è incerto in quanto dipende dall’andamento dell’inflazione. L’unica cosa che si può dire con certezza è che offre un rendimento minimo garantito del 2% (2,16% con il premio fedeltà) ma niente più.
Se nel corso del primo anno di vita l’inflazione risulta essere del 10% allora l’obbligazione rende il 12% ma se l’inflazione risulta essere pari a zero (o addirittura negativa) il rendimento è quello della cedola minimi garantita, ovvero il 2%.
Tutto ruota quindi attorno alla corsa dei prezzi e alla politica monetaria della Bce che da qualche mese ha iniziato a rialzare velocemente i tassi di interesse.
A che punto siamo arrivati? Per capirlo dobbiamo guardare l’andamento dell’inflazione nell’area euro e ovviamente in Italia.
INFLAZIONE NELL'AREA EURO
INFLAZIONE IN ITALIA
L’ultimo dato disponibile (quello di febbraio) indica che l’inflazione dell’area euro è all’8,5% e quella italiana al 9,2%. Questi valori dureranno per tutto il 2023? Molto difficile perché la BCE ha già annunciato una serie di nuovi rialzi dei tassi di interesse e ha fatto capire che non si fermerà fino a quanto l’inflazione non si sarà normalizzata.
Nessuno è in grado di prevedere con certezza cosa accadrà (l’economia non è una scienza esatta). Quello che si può dire è che tra gli economisti esiste un consenso abbastanza ampio che la corsa dei prezzi in Europa possa rapidamente scendere attorno 6% analogamente a quanto accaduto negli Stati Uniti, dove la politica monetaria restrittiva della FED è partita con qualche mese d'anticipo rispetto alla Bce.
Ipotizzando un allineamento dell'inflazione italiana a quella europea e dell'indice FOI all'indice generale dei prezzi, uno scenario probabile è che il rendimento del Btp Italia nel suo prima anno di vita possa aggirarsi intorno all'8/9%. Ben lontano dunque dal 20% sbandierato da alcuni, possibile solamente se l'inflazione finisse fuori controllo salendo addirittura al 18%. Uno scenario teoricamente fattibile ma allo stato attuale delle cose decisamente poco realistico.