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Vuoi prevedere il futuro dei mercati finanziari? Prova con l'analisi intermarket

Michael Pontrellidi Michael Pontrelli   

Il sogno di tutti gli investitori è prevedere l’andamento dei mercati finanziari e una disciplina nota come intermarket analysis può dare una mano a farlo.

L’intermarket analysis è frutto del lavoro di importanti studiosi e investitori come John Murphy e Martin Pring. In estrema sintesi può essere definita come lo studio delle correlazioni e delle interazioni tra le diverse classi di investimento esistenti. Le principali asset class considerate sono quattro: azioni, le obbligazioni, le materie prime e le valute.

L’idea di fondo dell’analisi intermarket è che osservando l'andamento di un dato mercato si possono trarre preziose indicazioni sull'evoluzione degli altri. Questo perché i vari mercati finanziari, ovvero le singole classi di investimento, pur avendo caratteristiche proprie, sono profondamente interconnessi e si influenzano reciprocamente.

Nel corso degli anni sono state individuate una serie di relazioni intermarket fondamentali che governano i mercati. La prima è che esiste una relazione inversa tra dollaro e materie prime. Quando il dollaro americano si rafforza, i prezzi delle materie prime tendono a diminuire, e viceversa. Questo è uno dei principi più stabili e costanti osservati nei mercati globali.

La seconda è che esiste una relazione inversa tra obbligazioni e materie prime. I prezzi delle obbligazioni e delle materie prime tendono a muoversi in direzioni opposte. Un aumento dei prezzi delle materie prime può indicare inflazione, il che solitamente porta a un calo nei prezzi delle obbligazioni.

La terza è che esiste una relazione inversa tra obbligazioni e azioni ovvero quando i prezzi dei bond salgono, i prezzi delle azioni scendono e viceversa. Questo avviene perché esiste una relazione competitiva tra le due classi di investimento. Quando i rendimenti delle obbligazioni salgono attirano gli investitori che lasciano le azioni e viceversa. E’ importante però sottolineare che questa relazione, probabilmente la più rilevante di tutte, a differenza delle precedenti non è stabile ma varia nel tempo.

Negli anni ’70 del secolo scorso la correlazione tra obbligazioni e azioni anziché essere negativa è stata positiva. Entrambe le classi di investimento hanno subito perdite a causa dell’alta inflazione e dei tassi di interesse in aumento.La correlazione positiva è durata fino alla fine degli anni’90 quando si è invertita a causa delle crisi finanziarie che si sono susseguite nel giro di pochi anni. Di fronte al crollo delle azioni, in particolare dopo lo scoppio della bolla delle dotcom, le obbligazioni sono diventate un rifugio sicuro. Lo stesso fenomeno è accaduto subito dopo lo scoppio della crisi subprime nel 2008 ma il varo delle politiche monetarie espansive, note come quantitative easing, ha portato a un rialzo sia delle azioni che delle obbligazioni facendo diventare positiva la correlazione.

Lo scoppio del Covid nel 2020 ha innescato una nuova fase inversa ma nel corso dei mesi la relazione è diventata più complessa e variabile. Nel 2022 è diventata nuovamente positiva con l’esplosione dell’inflazione e il successivo aumento dei tassi che ha fatto crollare sia il prezzo delle azioni che quello delle obbligazioni.

Tutti questi capovolgimenti ci fanno capire che la relazione tra obbligazioni e azioni pur essendo teoricamente inversa in realtà è instabile e viene influenzata dal ciclo economico, dalle politiche monetari e da eventi specifici come lo scoppio improvviso di una crisi.

Esiste tuttavia una forte unanimità sul fatto che i movimenti nel mercato obbligazionario di solito anticipano quelli del mercato azionario. Il mercato obbligazionario è direttamente influenzato dalle aspettative sui tassi d'interesse, che a loro volta riflettono le prospettive economiche. Un calo dei tassi di interesse a lungo termine accompagnato da una inversione della curva dei rendimenti di solito anticipa un rallentamento economico o addirittura l’arrivo di una recessione. La regola generale è che i mercati obbligazionari cambiano direzione prima dei mercati azionari, che a loro volta anticipano l’andamento delle materie prime.

La conclusione più rilevane della intermarket analysis è dunque che per provare  a prevedere l’andamento di un singolo mercato, per esempio quello azionario, non è sufficiente monitorare solo i dati macroeconomici o quelli aziendali ma anche quello che succede negli altri mercati principali (ovvero obbligazioni, materie prime e valute) perché essendo i mercati strettamente connessi tra loro, spesso un movimento rilevante in una singola classe di investimento può essere è un evento anticipatore di quello che poi accadrà in tutte le altre asset class.

 

 

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