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Il crack di Mt.Gox, il primo shock finanziario nella storia di Bitcoin

Michael Pontrellidi Michael Pontrelli   

Questo è FINANZA OSCURA il Podcast di Tiscali Risparmio che racconta le crisi e le truffe finanziarie più importanti della storia. In questa puntata parleremo del fallimento di Mt.Gox avvenuto nel 2014, all’epoca la più grande piattaforma di scambio e detenzione di Bitcoin, con una quota di mercato di oltre il 70% di tutte le transazioni. Un vero e proprio shock che facendo emergere i rischi collegati all’investimento in bitcoin ha messo in dubbio la sopravvivenza stessa della regina delle criptovalute.

Mt.Gox nasce nel 2006 ma la sua fondazione non è legata al mondo cripto anche perché Bitcoin non era ancora nato, essendo stato creato solamente nel 2008. Vede la luce per iniziativa di un programmatore americano, Jed McCaleb, come sito che favorisce lo scambio delle carte da gioco Magic: The Gathering Online, di cui Mt.Gox è un acronimo.

Nel 2010 il sito viene rilevato dall’imprenditore di origine francese, Mark Karpelès, che sposta la sede della piattaforma a Shibuya, in Giappone, e la trasforma in un sito di compravendita e detenzione di Bitcoin. L’intuizione è geniale. Rapidamente Mt.Gox si afferma come il punto di riferimento mondiale per gli scambi della criptovaluta. Dal 2013 al 2014 arriva a gestire oltre il 70% di tutte le transazioni bitcoin nel mondo.

Ma con il successo arrivano anche i guai. Fin dal 2011 si registrano episodi di hackeraggio della piattaforma. La situazione precipita il 7 febbraio del 2014 con la sospensione improvvisa dei prelievi e l’inacessibilità del sito web.

Il 24 febbraio Mt.Gox sospende definitivamente il trading di bitcoin e 4 giorni dopo dichiara lo stato di bancarotta. La causa è incredibile: la piattaforma ha subito il più grande furto di criptovalute della storia. Oltre 744 mila Bitcoin di proprietà dei clienti, più altri 100 mila di Mt.Gox stessa sono stati rubati. Circa il 7% di tutti i Bitcoin esistenti, per un controvalore (all’epoca) superiore ai 470 milioni di dollari.  

I cripto investitori danneggiati sono circa 130 mila. Successivamente si scoprirà che il numero complessivo di Bitcoin rubati è stato di 880 mila, che dieci anni dopo (nel 2024) avrebbero avuto un valore di 45 miliardi di dollari.

Qualche settimana dopo il crack, a marzo del 2014, Mt. Gox dichiara di aver recuperato 200.000 Bitcoin, ma è solo una piccola parte dell’ammontare scomparso. Le indagini scattate dopo il fallimento fanno emergere un quadro disastroso sulla gestione della piattaforma: disorganizzazione e scarse procedure di sicurezza sono lo standard.

Le modalità del furto ancora oggi non sono del tutto chiare. Secondo le indagini l’hackeraggio potrebbe risalire addirittura a tre anni prima del crack. Il furto dei Bitcoin sarebbe poi avvenuto gradualmente per non essere scoperto.

I responsabili dell’operazione sono ancora ignoti. Nel corso delle indagini sono emersi i nomi di 2 hacker russi, Alexey Bilyuchenko e Aleksandr Verner, tuttavia i due sono stati accusati dalle autorità statunitensi solo di riciclaggio di Bitcoin e non di hacking.

Mark Karpelès, fino al 2014 noto come il re delle criptovalute, dopo la chiusura di Mt.Gox è da subito oggetto di indagini e nel 2015 viene arrestato in Giappone con l’accusa di frode e appropriazione indebita.  Lui però nega qualsiasi responsabilità e rimane in prigione fino a luglio del 2016, quando viene rilasciato su cauzione.

A marzo del 2019 viene condannato in via definitiva dalle autorità giapponesi a 2 anni e 6 mesi di reclusione.  L’esecuzione della sentenza viene però sospesa e Karpelès non finisce nuovamente in carcere. L’imprenditore di origine francese viene ritenuto colpevole solo di manomissione di documenti finanziari, ma viene assolto dall’accusa più pesante, quella di appropriazione indebita.

Il crack di Mt.Gox fu un duro colpo per Bitcoin e all’epoca mise in discussione la stessa sopravvivenza della criptovaluta, a causa della complessità tecnica dell’investimento e dei rischi di hackeraggio. Ma nonostante la perdita dell’età dell’innocenza i cripto investitori non si sono arresi, lasciandosi rapidamente alle spalle il primo vero shock della loro storia.

 

 

 

 

Michael Pontrellidi Michael Pontrelli   
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