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Crisi sui mercati finanziari. “Questa volta è diverso.” Oppure no? Ogni crisi ha le sue peculiarità

Ogni volta che i mercati entrano in crisi, torna la stessa frase. Ma guardando indietro agli ultimi 40 anni, scopriamo un pattern interessante: le crisi passano, i mercati si adattano, spesso raggiungono nuovi massimi e la reazione umana tende a ripetersi.

La Finanza Amichevoledi La Finanza Amichevole   

Settimana turbolenta sui mercati finanziari: listini in calo, investitori allarmati, media che parlano di “tempesta perfetta”. Il tutto innescato dalla nuova ondata di dazi imposta dagli Stati Uniti, su decisione di Donald Trump, tornato alla ribalta con il suo stile diretto e controverso.

Ma siamo davvero di fronte a qualcosa di nuovo?
O si tratta dell’ennesimo capitolo di una storia che si ripete?

I mercati non amano le sorprese, né l’incertezza. I nuovi dazi colpiscono settori chiave in un momento in cui la globalizzazione è già messa alla prova. Le borse reagiscono negativamente, gli algoritmi iniziano a vendere, i titoli dei media si rincorrono.
E l’atmosfera si scalda: “crollo storico”“ritorno della guerra commerciale”“inizio della fine”.

Suona familiare?

Uno sguardo al passato: quante volte è già successo?

Negli ultimi 40 anni, i mercati hanno affrontato numerose crisi, ognuna con caratteristiche specifiche ma tutte accompagnate dallo stesso mantra:
“Questa volta è diverso.”

Ecco un elenco delle principali:

  • 1987 – Black Monday: il Dow Jones perde oltre il 22% in un solo giorno.
  • 1994 – Crisi del bond market USA: rialzo improvviso dei tassi da parte della Fed.
  • 1997 – Crisi finanziaria asiatica: crollo delle valute e recessione in Estremo Oriente.
  • 1998 – Default della Russia e crollo di LTCM: turbolenze globali e rischio sistemico.
  • 2000 – Scoppio della bolla dot-com: fine dell’euforia tecnologica e crash dei titoli tech.
  • 2001 – Attacchi alle Torri Gemelle: shock geopolitico globale e paura diffusa.
  • 2008 – Fallimento Lehman Brothers: crisi dei subprime e panico nei mercati mondiali.
  • 2010–2012 – Crisi del debito sovrano europeo: instabilità nell’eurozona.
  • 2015 – Crollo della borsa cinese e timori sulla crescita globale.
  • 2016 – Brexit: esito inaspettato e reazioni immediate dei mercati.
  • 2018 – Tensioni commerciali USA-Cina: escalation tariffaria e incertezza globale.
  • 2020 – Pandemia di Covid-19: lockdown, crollo del PIL mondiale, volatilità estrema.
  • 2022 – Invasione dell’Ucraina da parte della Russia: inflazione, energia, instabilità.
  • 2023 – Crisi delle banche regionali USA (Silicon Valley Bank, First Republic): timori sulla solidità del sistema bancario.

Eppure, nonostante il panico generato da ciascuna di queste crisi, i mercati si sono sempre ripresi. E in molti casi hanno raggiunto nuovi massimi nei mesi o negli anni successivi.

Il vero nemico: la nostra mente

La finanza comportamentale lo dimostra: nei momenti di tensione, diventiamo preda di bias cognitivi.

  • Il recency bias ci fa credere che il presente durerà per sempre.
  • L’effetto gregge ci spinge a vendere perché “lo fanno tutti”.
  • Il bias della negatività ci porta a dare più peso alle cattive notizie, ignorando il contesto.

Questi meccanismi primitivi, che ci hanno aiutato a sopravvivere nella savana, oggi possono renderci investitori più irrazionali.

Panico o opportunità?

Nel rumore si nascondono le occasioni, chi vende in preda alla paura, chi ha una strategia solida e una visione di lungo periodo e resta fedele al piano o chi addirittura investe.

Non si tratta di incoscienza, ma di consapevolezza:
i mercati salgono e scendono, ma alla lunga premiano.

Questa volta sarà davvero diverso? Forse sì. Forse no.
Ogni crisi ha le sue peculiarità, ma la reazione umana tende a ripetersi.

Quello che possiamo fare è controllare le emozioni e non lasciarci condizionare dai titoli sensazionalistici.

Non fraintendetemi, la situazione è decisamente complessa e richiede un’attenta analisi e pazienza.

Ma come abbiamo superato le altre crisi, supereremo anche questa.

Alessandro

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