La previdenza complementare in Italia: costruire un futuro finanziario sicuro oltre la pensione pubblica
Che siate sotto un ombrellone a 40 gradi, davanti a uno chalet in montagna o ancora in periodo lavorativo, riprendete la vostra situazione pensionistica in mano e, se già non lo avete, createvi una pensione integrativa. Prepararsi al meglio è essenziale per vivere una vecchiaia serena.
Oggi affrontiamo nuovamente un tema che interessa tutti noi, soprattutto quando iniziamo a notare i primi capelli bianchi: la situazione pensionistica in Italia. Parleremo di numeri, statistiche e curiosità, il tutto condito con un pizzico di ironia per rendere più digeribile un argomento complesso.
Iniziamo con qualche numero interessante:
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l’età media di pensionamento in Italia è di circa 62 anni. Questo significa che molti di noi smetteranno di lavorare proprio quando impariamo finalmente a fare il cappuccino perfetto al bar sotto casa;
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attualmente ci sono circa 16 milioni di pensionati in Italia. Se facessimo una città solo con chi ha smesso di lavorare per età in Italia, sarebbe la terza città più grande d'Europa, dopo gli agglomerati metropolitani di Mosca e Londra;
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una spesa pensionistica che per lo Stivale rappresenta il 16,3% del PIL, in base a un rapporto pubblicato da Eurostat lo scorso giugno in relazione ai dati del 2021, secondi solo alla Grecia fra i paesi UE. In pratica, per ogni euro che guadagniamo, 16 centesimi vanno a garantire che nonni e nonne possano continuare a regalare calze a Natale ai propri nipoti;
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un rapporto lavoratori-pensionati di circa 1,4 a 1. Questo significa che per ogni pensionato ci sono 1,4 lavoratori attivi che contribuiscono al sistema. Quindi ogni lavoratore deve sperare che un suo collega non decida di prendersi un anno sabbatico, riducendo il rapporto.
Alcuni di questi numeri portano delle sfide a questo sistema, con cui sia noi che lo Stato fornitore di pensioni abbiamo a che fare:
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con una delle popolazioni più anziane del mondo, che sta invecchiando sempre di più, l'Italia sembra destinata a diventare una nazione di "anziani saggi". Peccato che questi saggi (o presunti tali, dipende dalle persone) spesso abbiano bisogno di più risorse per mantenere la loro qualità di vita;
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con un tasso di natalità tra i più bassi d'Europa, il futuro si prospetta interessante, ma non in senso positivo: pochi giovani, molti anziani e potenzialmente una miriade di animali domestici per compensare la mancanza di nipotini;
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la diffusione del lavoro precario rende difficile per molti anche accumulare i contributi necessari per una pensione dignitosa. La stabilità lavorativa sta diventando come il panda gigante, una specie rara.
Ora qualche curiosità per strappare un sorriso, considerando l’introduzione apparentemente funerea della situazione italiana:
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il record della pensione più lunga in Italia è di una signora che ha vissuto fino a 117 anni, incassando la pensione per oltre 60 anni. Se pensiamo che vivere a lungo sia costoso, dovremmo vedere la sua bolletta della corrente;
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si dice che in Italia ci siano più ex-calciatori pensionati che calciatori attivi. Questo potrebbe spiegare perché in Serie A ci sono più colpi di testa tra dirigenti che da parte dei giocatori della squadra che tifiamo.
Considerando l’anzianità imminente e galoppante della nostra nazione è d’obbligo ricordare, come ho fatto in occasioni passate, l’importanza della complementarietà di una pensione secondaria, oltre a quella che riceverai dallo Stato.
Il fondo dove si versa il denaro è progettato per offrire un supporto finanziario aggiuntivo durante la pensione, permettendo di mantenere uno stile di vita adeguato. Si tratta di un "salvagente" finanziario che può fare la differenza tra una vecchiaia più tranquilla e una fatta di conti da pagare.
A prova della sua utilità, secondo la relazione annuale di Covip, la Commissione di Vigilanza sui Fondi Pensione, il numero di persone aventi un fondo pensione complementare, per la precisione un Piano Individuale Pensionistico oppure un Fondo Pensione, nel 2023 è aumentato del 3,7%, arrivando a un totale di 9,6 milioni di iscritti nel nostro Paese.
Rispetto alle forze di lavoro la partecipazione alla previdenza complementare cresce all’aumentare dell’età: tra i 15 e i 34 anni si attesta al 27,4%, per salire al 32,8% nella fascia compresa tra 35 e 44 anni, al 36% nella classe 45-54 e infine al 45% tra 55 e 64 anni. Rispetto a cinque anni prima, il tasso di partecipazione della classe più giovane cresce di 6 punti percentuali e quello delle altre fasce di 3,5-4 punti percentuali.
Quindi, che siate sotto un ombrellone a 40 gradi, davanti a uno chalet in montagna o ancora in periodo lavorativo, riprendete la vostra situazione pensionistica in mano e, se già non lo avete, createvi una pensione complementare dove versare soldi costantemente.
Dopotutto, per riderci sopra, non vuoi essere il nonno o la nonna che deve ancora pagare il mutuo a 80 anni o che è falcidiato da una pensione statale troppo bassa.
Stiamo parlando di una fase importante della nostra vita e merita tutta la nostra attenzione. Prepararsi al meglio è essenziale per vivere una vecchiaia serena.
La citazione di oggi è la seguente:
“Ai giorni nostri, la parte peggiore del lavoro è ciò che capita alla gente quando smette di lavorare.”
Gilbert Keith Chesterton
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