Kodak: l’ascesa, il declino e la lezione di una rivoluzione mancata, nel mondo della fotografia
Da pioniera dell’immagine analogica a vittima della rivoluzione digitale, Kodak ha trasformato la fotografia ma ha sottovalutato il cambiamento. La sua storia è un monito sull’importanza di adattarsi ai tempi, per rimanere competitivi in un mercato in continua evoluzione.
La storia di Kodak inizia nel 1888 con il lancio della sua omonima prima fotocamera, accompagnata dallo slogan “You press the button, we do the rest” (Tu premi il pulsante e noi facciamo il resto). L’inventore e imprenditore George Eastman, fondatore dell’azienda, aveva un obiettivo ambizioso: rendere la fotografia accessibile a tutti. A quel tempo, scattare fotografie era un processo complesso, riservato ai professionisti. Eastman rivoluzionò il settore introducendo le prime pellicole flessibili, un’alternativa pratica alle lastre fotografiche rigide.
Il successo fu immediato: Kodak divenne sinonimo di fotografia, con prodotti semplici, economici e innovativi. L’azienda conquistò il mercato globale nei decenni successivi, rendendo la fotografia parte integrante della vita quotidiana. Nel 1900 Kodak lanciò la fotocamera Brownie, venduta a soli 1 dollaro, che democratizzò ulteriormente l'accesso alla fotografia.
Durante il XX secolo non solo dominò il mercato della fotografia, ma si espanse in numerosi settori correlati. Diventò un attore fondamentale nel mondo del cinema, fornendo pellicole cinematografiche utilizzate in molte produzioni hollywoodiane. Il suo successo commerciale era supportato da una strategia di integrazione verticale: Kodak produceva tutto, dalle pellicole alle fotocamere, fino ai prodotti chimici per lo sviluppo.
Nel corso dei decenni, introdusse innovazioni significative, come:
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Kodachrome (1935): una pellicola a colori rivoluzionaria, amata da fotografi e registi.
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Instamatic (1963): una serie di fotocamere compatte e facili da usare, che vendette milioni di unità.
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Fotografia digitale (1975): un’invenzione nata proprio nei laboratori Kodak.
Sì, Kodak fu il pioniere della fotografia digitale: l’ingegnere Steve Sasson inventò la prima fotocamera di tale genere nel 1975. Tuttavia, questa tecnologia venne considerata una minaccia per il core business aziendale, legato alla vendita di pellicole e prodotti chimici. Questo errore strategico sarebbe stato fatale.
Nonostante il dominio nel mercato della fotografia per gran parte del XX secolo, l'azienda commise un errore cruciale: sottovalutò l’impatto della rivoluzione digitale. Quando la fotografia digitale iniziò a diffondersi maggiormente negli anni ’90, Kodak continuò a investire nelle pellicole, ignorando il cambiamento delle preferenze dei consumatori.
Altri concorrenti, come Sony, Canon e Nikon, invece abbracciarono la tecnologia digitale, guadagnando rapidamente quote di mercato.
Uno degli errori più evidenti fu il ritardo nell’entrare nel mercato delle fotocamere digitali. Quando finalmente lo fece, nei primi anni 2000, era ormai troppo tardi: i concorrenti avevano già consolidato le loro posizioni. Inoltre non riuscì a capitalizzare sul crescente uso di internet e sui servizi di condivisione delle immagini.
Nel 2012, dopo anni di perdite, l’azienda dichiarò bancarotta. Il simbolo stesso della fotografia si trovò a dover vendere gran parte delle sue attività, compresi i preziosi brevetti, per rimanere a galla.
Le lezioni dal fallimento di Kodak
1. Adattarsi al cambiamento è essenziale
È pericoloso rimanere ancorati a un modello di business tradizionale, ignorando i cambiamenti del mercato. Kodak aveva tutte le risorse per dominare la rivoluzione digitale, ma scelse di proteggere il proprio business storico piuttosto che innovare.
2. Visione a lungo termine
Molte delle decisioni di Kodak erano orientate al breve termine, privilegiando i ricavi immediati dalla vendita di pellicole. Una visione strategica a lungo termine avrebbe potuto salvare l’azienda.
3. L’importanza della cultura aziendale
La cultura aziendale di Kodak, basata sulla conservazione e sulla paura del cambiamento, è stata un altro fattore critico. Aziende come Apple o Amazon, che abbracciano il cambiamento e promuovono l’innovazione interna, rappresentano modelli opposti.
Nonostante il fallimento e la bancarotta del 2012, Kodak ha cercato di reinventarsi. L’azienda ha focalizzato i propri sforzi su prodotti per il cinema, la stampa professionale e industriale, fotografia digitale e servizi per professionisti.
Nel 2020 Kodak ha cercato di diversificare ulteriormente, annunciando piani per entrare nel settore farmaceutico, con l’obiettivo di produrre ingredienti per medicinali negli Stati Uniti.
La storia di Kodak è un caso emblematico di come il successo di ieri non garantisca quello di domani. L’azienda che aveva inventato la fotografia digitale non è riuscita a trarre vantaggio dalla sua stessa innovazione, dimostrando che l’innovazione deve essere accompagnata dal coraggio di abbracciare il cambiamento.
Oggi Kodak rappresenta un monito per tutte le aziende: anche i giganti possono cadere se non riescono a evolversi con il mercato. Adattarsi non è un’opzione, ma una necessità per sopravvivere in un mondo in costante trasformazione.
La citazione di oggi è la seguente:
"L'errore più grande non è commettere errori, ma rimanere fermi mentre il mondo cambia."
Anonimo
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