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Comprendere le obbligazioni subordinate: caratteristiche e punti di attenzione

Scopri le caratteristiche chiave, come funzionano i prestiti subordinati e perché dobbiamo analizzarli attentamente prima di inserirli in un portafoglio. Per gli investitori disposti ad assumersi un rischio maggiore, possono essere un modo per diversificare. A piccole dosi.

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In questo episodio entreremo in un ambito più tecnico degli investimenti, ma comunque molto interessante se ci vogliamo addentrare in questo settore: le obbligazioni subordinate e i prestiti che sono collegati ad esse.

Per prima cosa, ricordiamo che cosa sono le obbligazioni in generale. Si tratta di prestiti fatti dagli investitori a un’azienda o a un governo, con la promessa da parte di questi ultimi di restituire i soldi con gli interessi dopo un certo periodo. È un modo per gli emittenti di raccogliere denaro e per gli investitori di guadagnare dai suddetti interessi. Spiegando in modo semplice il concetto delle obbligazioni.

I bond subordinati sono un tipo speciale di questo strumento. La parola chiave qui è l’aggettivo utilizzato nel termine, che cosa significa esattamente? Be’, in caso di problemi finanziari dell'emittente, queste obbligazioni hanno una priorità più bassa rispetto ad altre forme di debito.

In pratica, se l'azienda dovesse fallire, i possessori di obbligazioni subordinate verrebbero pagati solo dopo che sono stati rimborsati i detentori di obbligazioni "senior" o non subordinate.

Queste obbligazioni sono divise in vari livelli, o Tier, in ordine crescente di rischio in base alla priorità di restituzione di quanto investito.

Tier 3

Si tratta della tipologia di bond meno rischiosa e quindi meno remunerativa. Invece di servire agli istituti di credito per accrescere il proprio volume di attività genericamente inteso, va ad aumentare unicamente la capacità operativa nell’area del trading sui mercati finanziari. Di solito, la sua emissione viene raccomandata dalla banca centrale agli operatori particolarmente attivi nel mercato dei capitali.

La scadenza è breve, fra i 2 e i 4 anni, la remunerazione di solito in linea con altri livelli come il Lower Tier 2, che però ha sempre una scadenza superiore. Il pagamento del capitale e delle cedole può essere sospeso (non cancellato), su disposizione della banca centrale, in caso di indebolimento eccessivo della solidità dell’istituto.

In caso di liquidazione da parte dell’emittente dell’obbligazione, viene preferito alle altre Tier, trovandosi allo stesso livello dei Lower Tier 2. La tassazione è quella ordinaria delle obbligazioni, 26,5% se emesse dalle aziende.

Lower Tier 2

La loro scadenza è solitamente di 10 o 12 anni, ma l’emittente può (e deve) rimborsare alla pari al quinto anno o al settimo anno. Se la banca non utilizza l’opzione di rimborso anticipato al quinto anno, non solo la cedola viene aumentata in modo consistente, ma l’emittente viene anche penalizzato dalla sua banca centrale.

Le cedole, variabili o fisse, vengono sempre pagate alla data prefissata; sono bloccate solo in caso di una vera e propria insolvenza. Il capitale non subisce decurtazioni, se non in caso di liquidazione della banca. Si tratta del meno complicato e rischioso dei subordinati.

In caso di liquidazione dell’emittente, questo strumento viene preferito ai Tier 1 e Upper Tier 2, trovandosi allo stesso livello dei Tier 3. Anche in questo caso, la tassazione è quella ordinaria.

Upper Tier 2

Ha una scadenza di 10 anni o superiore. In caso l’emittente chiuda l’anno in perdita, le cedole non vengono cancellate, ma solo sospese e pagate, tutte insieme, nel primo anno che si chiuda in utile. Di solito non è prevista alcuna remunerazione o capitalizzazione per le cedole eventualmente pagate in ritardo.

Il nominale può essere diminuito, in casi straordinari, e in caso di liquidazione vengono privilegiati i portatori di Lower Tier 2 e Tier 3. In Italia, la normativa lo rende simile al primo, dal momento che l’evento che fa scattare la riduzione del nominale è la discesa del capitale della banca al di sotto del minimo per ottenere l’autorizzazione all’attività bancaria, ovvero 6,3 milioni di euro.

Tier 1

Si tratta della tipologia più rischiosa, da assimilare ad un’azione di risparmio con una cedola definita a priori. Non ha scadenza, ma l’emittente ha la possibilità di rimborsare il titolo (la cosiddetta opzione call) di solito al decimo anno e, se non lo fa, la cedola cresce, rendendo più onerosa questa via di finanziamento. La cedola è fissa o variabile fino alla call, mentre è sempre variabile successivamente.

Qualora la banca non paghi dividendo agli azionisti, la cedola viene cancellata e persa. Qualora vengano realizzate perdite che mettono in pericolo la solidità della banca, il capitale nominale viene decurtato, pro-quota, di queste perdite. In Italia, il nominale viene intaccato in caso il patrimonio di vigilanza sia inferiore al 5% delle attività ponderate.

Elencate le varie tipologie si può vedere che si tratta di un investimento molto più rischioso rispetto alle obbligazioni ordinarie. Non presenta solo questi. Le obbligazioni e i prestiti subordinati possono offrire rendimenti interessanti in un ambiente di bassi tassi di interesse, considerando come questi ultimi vadano riducendosi.

Per gli investitori disposti ad assumersi un rischio maggiore, possono essere un modo per diversificare il proprio portafoglio e potenzialmente aumentare i rendimenti. A piccole dosi.

La citazione di oggi è la seguente:

“Sia quando si parla di azioni che di obbligazioni, un investitore vuole sempre andare dove c’è crescita.”
Bill Gross

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