Borsa: Milano manca il rimbalzo e chiude in calo. L'Europa chiude in ordine sparso
Lo spread tra Btp e Bund ha chiuso in calo a 145 punti base dai 149,7 di lunedì. Il rendimento dei bond italiani è sceso al 3,64% dal 3,68% della vigilia
Alla Borsa di Milano non riesce il rimbalzo. All'indomani del lunedì nero che ha fatto perdere al Ftse Mib il 2,27%, il peggior risultato fra le Borse europee, l'indice principale di Piazza Affari cede ancora, lo 0,6% e si conferma maglia nera. In decisa controtendenza svetta tuttavia Mps (+8,69%) sulla scia dei conti e dell'aggiornamento del piano. Sul podio anche Nexi (+2,48%) e Iveco (+2,05%). Male le altre banche a partire da Bper (-1,77%), che presenta mercoledì la trimestrale (-1,77%), e Bps (-0,87%) dopo i risultati mentre Banco Bpm chiude invariata. In fondo al paniere dei big Pirelli (-1,7%) e Unicredit (-1,61%) .
Chiusura in ordine sparso per le principali Borse europee mentre gli indici di Wall Street sono tutti in crescita. Francoforte ha terminato la seduta poco sopra la parità (+0,09%), Parigi ha perso invece lo 0,27%. Meglio ha fatto Londra che ha concluso la giornata con una guadagno dello 0,23 per cento. Lo spread tra Btp e Bund ha chiuso in calo a 145 punti base dai 149,7 di lunedì. Il rendimento dei bond italiani è sceso al 3,64% dal 3,68% della vigilia.
Rimbalzo Tokyo
La giornata si è apertta con i mercati azionari asiatici e dell'area del Pacifico che hanno messo alle spalle l'avvio di settimana pesantissimo, in particolare per le Borse giapponesi e coreane: a Tokyo l'indice Nikkei 225 ha chiuso in rialzo del 10,2%, a Seul il Kospi cresce del 3,8% e il 'tecnologico' Kosdaq del 6,3%. Taiwan ha concluso in aumento di oltre tre punti percentuali, mentre sono piatti i listini cinesi e anche quello di Hong Kong (-0,2%). Sidney sale di un timido 0,4%, con i futures sull'avvio dei mercati europei in cauto rialzo.
Cosa è accaduto
Negli ultimi giorni i mercati globali sono scesi per il timore che la Federal Reserve sia stata troppo lenta a rispondere ai segnali di indebolimento dell'economia statunitense e che potrebbe essere costretta a recuperare terreno con una serie di rapidi tagli dei tassi di interesse. Inoltre la svendita globale è stata esacerbata dalla cessazione del cosiddetto carry trade sullo yen, tramite il quale i trader avevano approfittato dei bassi tassi di interesse del Giappone per contrarre prestiti in yen e acquistare attivita' rischiose nei Paesi emergenti.
A rimettere i mercati in carreggiata, almeno per ora, hanno contribuito ieri le dichiarazioni rassicuranti di due alti funzionari della Fed. Mary Daly, la presidente della Federal Reserve Bank di San Francisco, ha detto di essere "più fiduciosa" che l'inflazione statunitense si stia dirigendo verso l'obiettivo del 2% della Fed.
"E' chiaro che l'inflazione si sta avvicinando al nostro obiettivo e che il mercato del lavoro sta rallentando e siamo arrivati al punto in cui dobbiamo bilanciare questi obiettivi", ha dichiarato Daly a un evento alle Hawaii. Anche il presidente della Fed di Chicago, Austan Goolsbee ha parlato ieri alla Cnbc sostenendo che l'economia Usa ha rallentato ma non sembra essere entrata in recessione e che comunque la banca centrale è pronta a rispondere ai segnali di debolezza economica, suggerendo anche che gli attuali tassi di interesse potrebbero essere troppo proibitivi.
Il lunedì nero delle Borse
Lunedì tutto sembraba congiurare contro la stabilità dei mercati, che si erano crogiolati nell'illusione di una ascesa inarrestabile, alimentata dalle promesse dell'intelligenza artificiale, mentre l'economia, specialmente quella americana, si apprestava ad uscire illesa dalla stretta monetaria globale, di cui finalmente si vedeva la fine.
Anche le valute questa mattina sembrerebbero aver invertito la rotta, con il dollaro che è risalito fino a 145,64 yen, dopo essere sceso ieri dell'1,5% a un minimo di 141,675. Inoltre il dollaro ha ridotto le perdite sul franco svizzero, la valuta rifugio per eccellenza, attestandosi a 0,8546 franchi da un minimo di 0,8430.
E sull'euro il biglietto verde si è stabilizzato, restando comunque debole a 1,0958, dopo che ieri gli investitori hanno venduto di tutto, dal peso messicano alle azioni taiwanesi, abbandonando frettolosamente le operazioni finanziate con prestiti a bassi tassi in valuta giapponese per acquistare asset rischiosi ad alto rendimento. Sul fronte obbligazionario i tassi dei Treasury si sono allontanati dai minimi, dopo che ieri quello del dieci anni è salito brevemente sopra quello a due anni per la prima volta dal luglio 2022, poichè i trader hanno aumentato le loro scommesse sul fatto che la Federal Reserve avrebbe presto tagliato i tassi di interesse. Oggi dunque i mercati provano a ritrovare la 'bussola', dopo aver accelerato i sell-off, iniziati la settimana scorsa, dopo che venerdì il debole rapporto sull'occupazione negli Stati Uniti ha alimentato i timori di una recessione nella più grande economia mondiale.