Il motore tedesco è in panne: i dati economici sono da incubo e ora Berlino ha paura
A Berlino non tira proprio una buona aria. Il dato economico più recente, quello sulla produzione industriale, ha evidenziato un calo dell’1,6% su base congiunturale (ovvero rispetto al mese precedente). Un dato peggiore delle attese degli analisti che prevedevano una contrazione dello 0,5 per cento. Su base annuale, dunque rispetto a dicembre 2023, la produzione ha perso il 3% e anche in questo caso il dato è risultato peggiore delle stime che indicavano una flessione del 2,4%. Il dato dicembre è solo l'ultimo di una sequenza terribile: si tratta dell'ottavo mese consecutivo in cui l'industria tedesca registra una crescita negativa o pari a zero. L’ultimo dato positivo risale a febbraio del 2023 (+1,7%).
La crisi economica tedesca non riguarda però solamente l’industria ma è generale. Il prodotto interno lordo (PIL) si è contratto dello 0,3% nell’ultimo trimestre del 2023, dopo due periodi consecutivi di stagnazione. Su base annuale, sempre con riferimento all'ultimo trimestre dello scorso anno, l'economia ha registrato una flessione dello 0,2% che segue il -0,3% del terzo trimestre e certifica la caduta in recessione tecnica.
La più grande economia europea (la locomotiva della Ue) sta pagando duramente il rialzo dei prezzi delle materie prime (in particolare energetiche) e l'aumento dei costi di finanziamento dovuti al ripetuto aumento dei tassi da parte della Banca centrale europea. Cattive notizie arrivano anche sul fronte dell’inflazione che in Germania a gennaio ha rialzato la testa. L’indice dei prezzi è aumentato dello 0,20% rispetto al mese precedente, dopo il +0,1% di dicembre e il -0,4% di novembre.
Dati economici di questo tipo inevitabilmente producono conseguenze psicologiche negative. Il famoso indicatore IFO, che misura la fiducia delle aziende, a gennaio è sceso per il secondo mese consecutivo, attestandosi a 85,2, molto al di sotto delle attese che lo vedevano a 86,7. La fiducia è scesa ai livelli minimi da maggio 2020, ovvero dai tempi della pandemia Covid-19.
La crisi industriale tedesca alimenta timori non solo di breve periodo ma anche di lungo. L’ascesa della Cina nel settore automobilistico, e in particolare nel settore elettrico, incomincia a fare davvero paura. Le grandi case automobilistiche tedesche, fiore all’occhiello del Paese e di tutta l’economia europea, non appaiono più solide come in passato. Ed è superfluo dire che un collasso del settore auto farebbe colare a picco il resto dell'economia.
Il futuro della Germania non appare più solido come prima. Noi italiani siamo abituati a fare i conti con un avvenire incerto (a causa dell’elevato debito pubblico e della mediocrità della classe politica) ma per i tedeschi è un vero e proprio shock. Un incubo iniziato nel momento in cui è scoppiata la guerra in Ucraina e Berlino ha deciso senza se e senza ma di allinearsi alle posizioni americane: pieno sostegno (anche militare) a Zelensky e varo di dure sanzioni economiche alla Russia. Una strategia politica che tuttavia (almeno per il momento) ha mandato in panne il motore della principale economia europea.