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Gli americani non cambiano mai: dietro la nuova crisi finanziaria la deregulation voluta da Trump

Il Tycoon ha smantellato la riforma Dodd-Frank approvata da Obama dopo la crisi finanziaria del 2008

Michael Pontrellidi Michael Pontrelli   
Gli americani non cambiano mai: dietro la nuova crisi finanziaria la deregulation voluta da Trump
Foto Ansa

Corsi e ricorsi storici. Ancora una volta gli Stati Uniti sono l’epicentro di una crisi che può destabilizzare l’intero sistema finanziario mondiale, come dimostra l’allargamento della turbolenza a Credit Suisse e a tutto il sistema bancario europeo. E ancora una volta bisogna ringraziare i liberisti, i fautori della deregulation e del moral hazard ovvero dell’azzardo morale, perché se le cose vanno male alla fine interviene lo Stato.

Ed è esattamente quello che sta accadendo anche questa volta. Per evitare che il fallimento di Silicon Valley Bank (il più grande crack bancario dalla crisi di Lehman Brothers) contagi altre banche sono dovuti scendere in campo la Federal Reserve e il Tesoro estendendo la garanzia dei depositi oltre i 250 mila dollari e aprendo linee di credito speciali per le banche in difficoltà. Per evitare il collasso di Credit Suisse è dovuta intervenire la Banca Centrale svizzera con un prestito di 50 miliardi di franchi.

LA DEREGULATION DI FINE XX SECOLO  

Corsi e ricorsi storici dato che 115 anni fa, nel 1907, fu proprio una crisi finanziaria che portò alla costituzione del Federal Reserve System. Ma una banca centrale nulla può per prevenire gli incidenti se la politica asseconda lo spirito speculativo dei banchieri. E questa, purtroppo, è la costante della politica americana che non impara mai dai propri errori.

Nel 1999, durante l’amministrazione Clinton, il congresso americano ha abrogato le disposizioni del Glass-Steagall Act del 1933, che prevedevano la separazione tra attività bancaria tradizionale e investment banking, varato per impedire il ripetersi di una crisi finanziaria come quella del 1929 che ha aperto le porte alla grande Depressione.

Il superamento del Glass-Steagall Act ha segnato l’apoteosi della deregulation avviata da Donald Reagan negli anni ’80 ma ha portato l’America (e di conseguenza il resto del mondo) sull’orlo del baratro con la crisi del 2008 e il fallimento di Lehman Brothers.

Per salvare il sistema capitalistico da una seconda grande depressione è dovuto intervenire lo Stato ed in particolare la Federal Reserve attraverso una iniezione di liquidità nel sistema senza precedenti nella storia. Complessivamente nei tre round di Quantitative Easing (EQ)eseguiti tra il 2008 e il 2012 la Federal Reserve ha immesso nel mercato circa 2,3 trilioni di dollari ovvero 2300 miliardi.

LA RIFORMA DI OBAMA E LA DEREGULATION DI TRUMP 

La crisi del 2008 aveva spinto l’amministrazione Obama a varare il Wall Street Reform and Consumer Protection Act, meglio noto come Dodd-Frank Act, che imponeva norme più stringenti per il settore finanziario.

Ma (corsi e ricorsi storici) l’elezione di Donald Trump ha vanificato tutto. Tra i provvedimenti presi dal tycon c’è stato proprio l’indebolimento dei regolamenti bancari Dodd-Frank al fine di “liberare le banche più piccole” dagli standard applicati alle banche più grandi di importanza sistemica.

Sempre la stessa ed identica deregulation dunque che puntualmente a distanza di qualche anno ha prodotto una nuova turbolenza finanziaria. I repentini rialzi dei tassi imposti dalla Fed per tenere a bada l’inflazione sono stati il detonatore della crisi di SVB ma è evidente che con regole diverse il fallimento non ci sarebbe stato.

REGOLE EUROPEE DIVERSE Da QUELLE AMERICANE 

E questo l’ha spiegato molto bene anche il commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni. “La differenza tra il sistema americano e quello europeo – ha detto - sta nella normativa imposta dalla Banca centrale europea all'indomani del fallimento di Lehman Brothers nel 2008, ovvero una serie di regole imposte con Basilea 3 che sottopongono le banche a regole ferree sulla gestione della liquidità e la concentrazione del patrimonio”.

"In Europa  - ha proseguito - sarebbe impossibile fare quello che ha fatto SVP, ovvero comprare titoli di Stato a lunga scadenza - i cui rendimenti sono poi andati giù in picchiata a seguito degli interventi della Fed per contenere l'inflazione - con i soldi dei correntisti”.

ERRARE E' UMANO PERSEVERARE E' DIABOLICO 

Secondo molti economisti il governo americano e la Fed anche questa volta riusciranno a tenere sotto controllo la situazione e ad impedire che il fallimento di SVB si trasformi in una crisi finanziaria di dimensioni più ampie. Inevitabilmente però sorge una domanda: cosa deve accadere ancora affinché gli americani capiscano che regolamentare adeguatamente il sistema finanziario è importante per tutti?

 
 

Michael Pontrellidi Michael Pontrelli   
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