Acconti Irpef 2025: esonero per dipendenti e pensionati, tre nuove aliquote
Il decreto correttivo chiarisce definitivamente le regole: chi non ha redditi aggiuntivi non paga l’acconto. Nuovo sistema a tre aliquote per tutti i contribuenti

Con l’approvazione definitiva del decreto correttivo Irpef 2025 da parte del Consiglio dei Ministri il 22 aprile, il Governo ha messo ordine in una materia che stava creando non pochi grattacapi. Il testo introduce modifiche sostanziali e chiarificatrici, risolvendo le incoerenze tra le vecchie e nuove regole per il calcolo degli acconti. La novità più significativa riguarda i lavoratori dipendenti e i pensionati che non percepiscono redditi aggiuntivi: per loro, il versamento dell’acconto non sarà richiesto. Una decisione accolta con favore da Caf, sindacati e contribuenti, e spiegata dal viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, che ha definito l’intervento “una misura di tutela e correttezza nell’applicazione della riforma fiscale”.
Il decreto corregge un difetto di coordinamento tra due norme: il Dlgs 216/2023 che aveva introdotto sperimentalmente le tre aliquote Irpef e la Legge di Bilancio 2025 che ha reso strutturale questa riduzione. Senza l’intervento, gli acconti sarebbero stati ancora calcolati con le quattro aliquote, creando confusione e potenziali errori nei versamenti.
Un intervento urgente per evitare danni a milioni di contribuenti
Il chiarimento era diventato urgente dopo le proteste sollevate da Caf e CGIL, che avevano definito l’incongruenza normativa “una clamorosa ingiustizia”. I centri di assistenza fiscale stavano già affrontando la campagna 730 in assenza di un quadro normativo chiaro, con il rischio concreto di generare oneri impropri per milioni di contribuenti.
Il segretario confederale della CGIL Christian Ferrari e la presidente del Consorzio nazionale Caaf Cgil Monica Iviglia hanno espresso soddisfazione: “È una buona notizia per chi vive di salario o di pensione. Era questo l’obiettivo della nostra denuncia”. Secondo le analisi della Consulta dei Caf, senza l’intervento i contribuenti avrebbero potuto pagare fino a 260 euro in più solo per l’acconto, una somma sproporzionata in assenza di reali incrementi di reddito.
Le nuove tre aliquote Irpef: cosa cambia davvero
La riforma fiscale 2025, ora pienamente operativa, introduce un sistema a tre aliquote Irpef:
- 23% per i redditi fino a 28.000 euro
- 35% per la fascia compresa tra 28.001 e 50.000 euro
- 43% per i redditi superiori a 50.000 euro
Queste percentuali valgono ora anche per il calcolo degli acconti, evitando distorsioni e semplificando le operazioni fiscali. L’Agenzia delle Entrate potrà così predisporre correttamente le dichiarazioni precompilate, disponibili dal 30 aprile, già aggiornate con le nuove regole.
L’intervento rappresenta quindi una “sterilizzazione” della vecchia norma che prevedeva solo temporaneamente le tre aliquote, riportando coerenza e stabilità all’intero sistema di imposizione.
Coperture, bilancio e impatto sulle casse pubbliche
L’adeguamento normativo ha un costo stimato in 245,5 milioni di euro per l’anno fiscale 2025. A coprire l’onere sarà una riduzione temporanea del Fondo Mef per la sistemazione contabile delle partite sospese. L’importo verrà poi reintegrato nel 2026 attraverso un fondo apposito per la compensazione degli scostamenti di bilancio.
Il Governo sottolinea che si tratta di un investimento necessario per evitare danni sistemici e tutelare sia i cittadini che la corretta operatività dell’intera macchina fiscale. I professionisti del settore avevano infatti già segnalato ritardi, confusione normativa e difficoltà operative nella gestione delle prime dichiarazioni.
Salva-acconti: un provvedimento tecnico ma dal forte impatto sociale
Dietro l’apparente tecnicismo del provvedimento si nasconde una scelta politica chiara: evitare che le fasce più deboli subiscano un aumento ingiustificato del carico fiscale. Il “salva-acconti” consente di applicare da subito il nuovo sistema, rendendo più semplice, coerente e giusto il prelievo.
Questa scelta evita di penalizzare milioni di contribuenti onesti, garantisce prevedibilità per Caf e commercialisti e rafforza la fiducia dei cittadini nelle istituzioni fiscali. È anche un modello di intervento rapido ed efficace, in cui la politica risponde tempestivamente alle esigenze del Paese, correggendo in corsa errori normativi prima che possano trasformarsi in problemi reali per milioni di italiani.