La Bce ha alzato i tassi di interesse di altri 25 punti base, portandoli al 4,5%, il massimo storico nell’area euro. I mercati finanziari hanno però accolto positivamente la decisione. Per la prima volta da quando è iniziata la stretta monetaria Francoforte ha fatto capire che potremmo essere arrivati alla fine del ciclo rialzista.
“Il Consiglio direttivo considera che i tassi di interesse abbiano raggiunto un livello che, mantenuto per una durata sufficientemente lunga, darà un contributo sostanziale a un ritorno in tempi ragionevoli dell’inflazione al suo obiettivo" ha spiegato Francoforte.
Le rassicurazioni della Bce non sono però servite a spegnere le proteste dei partiti italiani di maggioranza. In prima fila la Lega con il suo responsabile economico, Alberto Bagnai, e soprattutto con il suo leader Matteo Salvini, che ha usato parole molto dure. "La Bce fregandosene delle difficoltà economiche delle famiglie e delle imprese aumenta il costo del denaro. Lagarde vive su Marte" ha detto il ministro Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti.
Salvini teme che il nuovo rialzo del costo del denaro produca effetti negativi sulla crescita economica con ricadute sui conti pubblici e dunque sulla capacità di spesa del governo. Realizzare il costoso programma elettorale potrebbe essere più difficile. La flat tax o il ponte sullo Stretto (progetti cari al leader della Lega) potrebbero finire nel cassetto.
Salvini guarda però solo un lato della medaglia e dimentica gli effetti negativi che l’inflazione da mesi sta producendo sugli italiani ed in particolare su due categorie: i lavoratori dipendenti e chi è senza lavoro e dunque senza reddito. Effetti certificati dall’Istat.
L’Istituto nazionale di Statistica ha spiegato che la perdita di potere d'acquisto causata dalla corsa dei prezzi sta portando addirittura ad una contrazione della spesa per i beni alimentari, la cui domanda è crollata di ben 7,1 miliardi di euro su base annua. Milioni di italiani dunque non stanno tagliando beni di lusso ma beni necessari.
Un ulteriore impoverimento potrebbe avere conseguenze devastanti non solo dal punto di vista economico ma anche sociale e politico. La storia è molto chiara su questo punto. Combattere l’inflazione deve essere l’obiettivo numero uno. La fortuna di noi europei (che non viviamo in una autocrazia) è che i banchieri centrali sono indipendenti e non ubbidiscono ai politici che, a differenza dei primi, più che alle reali necessità dell’economia spesso e volentieri guardano all'andamento del loro consenso politico.