Un nuovo crack nel settore immobiliare, istanza di fallimento per Signa. La società del miliardario René Benko
Uno degli eventi principali questa settimana è stato il crollo di Signa Holding, la quale ha presentato istanza di insolvenza a Vienna e dichiarato il suo fallimento a seguito del caro mutui e con quasi 600 milioni di euro di liquidità necessaria a breve termine mancante.
Uno degli eventi principali questa settimana è stato il crollo di Signa Holding, capogruppo del colosso immobiliare e retail austriaco fondato dal miliardario René Benko, la quale ha presentato istanza di insolvenza a Vienna e dichiarato il suo fallimento a seguito del caro mutui e con quasi 600 milioni di euro di liquidità necessaria a breve termine mancante.
Si tratta di uno dei più grandi crack immobiliari nella storia recente del continente, con un impatto potenzialmente significativo su tutta l'economia europea.
Per avere un contesto storico, Signa Holding fu fondata nel 2001 da Benko, un giovane imprenditore austriaco che ha iniziato la sua carriera nel settore immobiliare acquistando un piccolo edificio a Vienna. Negli anni successivi ha rapidamente espanso la sua attività, specializzandosi in investimenti immobiliari di grandi dimensioni, principalmente in centri commerciali, hotel e immobili residenziali di lusso. Questo acquisendo edifici in gran parte del continente: dall'Austria alla Germania, all'Italia, al Regno Unito e alla Francia. Anche oltreoceano, basti pensare che stiamo parlando dell’azienda proprietaria del Chrysler Building. Mentre in Europa possiede luoghi di lusso come il Park Hyatt Vienna, il Villa Eden Luxury resort su Lago di Garda e l’Hotel Bauer Palazzo a Venezia.
Signa ha anche una forte presenza nel settore della moda, con partecipazioni in marchi come Hugo Boss, Escada e Karl Lagerfeld.
Tutto ciò non è bastato a salvarla società dalla crisi. Questa dovuta a una serie di fattori, fra i quali:
- la crisi del settore della vendita al dettaglio, che ha portato a un calo degli affitti nei centri commerciali;
- l'aumento dei tassi di interesse, che ha reso più costoso per Signa rimborsare i suoi debiti;
- la guerra in Ucraina, che sta causando incertezza economica da ormai quasi due anni.
Soprattutto il primo fattore ha avuto un impatto significativo su Signa, che è uno dei maggiori proprietari di centri commerciali in Europa. Il calo degli affitti ha portato a una riduzione dei ricavi e dei profitti della società, rendendo più difficile per essa rimborsare i suoi debiti.
Così come l’aumento dei tassi, considerando che la società aveva un debito di circa 30 miliardi di euro, di cui gran parte era a tasso variabile. Ciò ha quindi comportato un aumento delle rate di rimborso del debito, che Signa non è stata in grado di sostenere.
Adesso il futuro è incerto. La società è attualmente in auto-amministrazione, e un consorzio di investitori guidato dal magnate austriaco delle costruzioni Hans Peter Haselsteiner sta cercando di ristrutturarla.
È probabile che si tratterà di un processo lungo e difficile, la società dovrà trovare un modo per ridurre il suo debito e rivedere la sua strategia di investimento.
Questo fallimento è un evento significativo che segna una svolta nella storia dell'immobiliare europeo. Il futuro del settore sarà probabilmente più difficile e competitivo, con un maggiore rischio di fallimenti.
Inoltre rischia di avere un impatto significativo sull'economia europea. La società è un importante agente del settore immobiliare e la sua scomparsa potrebbe portare a una riduzione degli investimenti nel settore.
Il suo crack andrà ad esporre anche altri settori, come quello bancario. Ciò in quanto la società aveva rapporti con varie banche, per un’esposizione totale che alla fine dell’anno scorso ammontava a 10 milioni di euro ma potrebbe essere aumentata, causando potenziali perdite significative. La principale vittima fra le banche sembra essere la svizzera Julius Baer, la quale era esposta per circa 630 milioni di euro e ha visto il suo titolo calare di circa il 20% in 10 giorni, trovandosi costretta a dichiarare di avere accantonato almeno 70 milioni di franchi per far fronte alle probabili perdite. Così come il gruppo americano Citi, parte di un consorzio che aveva concesso 100 milioni di prestito.
In generale, un fallimento che potrebbe portare non pochi grattacapi ad alcuni gruppi.
Secondo Forbes, il patrimonio di René Benko, che la scorsa estate era ancora stimato con 5,5 miliardi di euro, nel giro di pochi mesi è crollato a 2,6 miliardi. Nelle scorse settimane sono anche cresciuti i malumori tra i suoi soci. Uno dei primi a chiedere un radicale cambio di rotta, nella speranza di salvare il salvabile, è stato il 're dell'asfalto' austriaco e bolzanino di adozione Hans Peter Haselsteiner.
Secondo il settimanale Der Spiegel, alcuni investitori stanno valutando una causa contro Benko per un possibile ritardo nella presentazione della domanda di insolvenza. Mentre in alcune città come ad Amburgo e a Monaco prestigiosi mega progetti di Signa, come il grattacielo Elbtower, sono fermi e rischiano di restarlo a lungo.
Non sembra trattarsi di una nuova crisi di così larga scala come altre avvenute in passato, è tuttavia frutto di una serie di scelte azzardate. Signa aveva costruito il suo impero immobiliare di successo molto velocemente, sfruttando i bassi tassi d’interesse che regnavano sovrani e i facili prestiti bancari che lo avevano portato a costruire un impero di immobili del valore di 27 miliardi e di un portafoglio di sviluppo immobiliare valutato altri 25 miliardi.
Tuttavia, come abbiamo visto, era un impero fondato sulla credenza che i tassi sarebbero rimasti dove erano anche negli anni a venire. Cosa che non è avvenuta, con le conseguenze riguardanti i tanti prestiti chiesti.
Come in occasioni passate, si tratta di un caso di investimenti concentrati su un solo tipo. Una strategia che però si è rivoltata brutalmente contro la società austriaca quando i tassi sono iniziati a salire.
Ancora non possiamo dire con certezza se questo crollo causerà lo scoppio di altre aziende a catena, tuttavia in maniera simile ad altri casi precedenti, come ad esempio il crollo della cinese Evergrande o di Credit Suisse sempre quest’anno, potrebbe essere un caso isolato che non porta necessariamente a reazioni a catena.
Soprattutto considerando che già ad agosto la Banca Centrale Europea aveva espresso preoccupazione e ammonito i gruppi bancari esposti a Signa, consigliando loro di effettuare accantonamenti e svalutazioni preparandosi a un possibile fallimento.
Negli investimenti, ancora una volta e non per l’ultima volta, non bisogna mai concentrarsi su un solo ambito. Qualunque esso sia. Perché se l’ambito che scegli ha un calo o un crollo per qualunque motivo, l’investitore lo dovrà seguire.
Diversificare è d’obbligo.
La citazione di oggi è la seguente:
“Investire con successo significa anticipare le anticipazioni altrui.”
John Maynard Keynes
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