I mercati finanziari puniscono i Btp. Fra 2 settimane l'ora della verità per l'Italia
I nodi prima o poi vengono al pettine soprattutto se sono grandi. E grande lo è di sicuro il nostro debito pubblico che da anni continua ad essere ignorato dai governi italiani, ma che puntualmente presenta loro il conto da pagare. Lo stesso potrebbe accadere con l'attuale esecutivo di centrodestra, che incapace di tenere a freno le spinte populiste che ha al suo interno, ha deciso di finanziare la Legge di bilancio creando ulteriori 14 miliardi di debiti.
DEFICIT DI BILANCIO DEL 2024 FATTO SALIRE AL 4,3%
La Nadef appena approvata ha fatto salire il deficit di bilancio del 2024 al 4,3% dalla precedente previsione del 3,6%. Un aumento di 0,7 punti di PIL che valgono 14 miliardi di euro. Soldi che saranno utilizzati per fare cosa? In gran parte per soddisfare le costose promesse elettorali fatte per vincere le elezioni e per non compromettere l’esito delle prossime consultazioni europee. Insomma, anche con il governo Meloni è cambiato tutto per non cambiare niente.
NEI MERCATI TITOLI ITALIANI PEGGIO DI QUELLI GRECI
“La Commissione europea capirà” ha detto il ministro dell’Economia Giorgetti che però si è dimenticato dei mercati che infatti non hanno apprezzato la decisione del governo italiano di creare nuovo debito. La reazione è stata immediata. Lo spread (in rialzo già da giorni) è salito fino a toccare quota 200 punti con i rendimenti dei BTP al massimo degli ultimi 10 anni. Il decennale è arrivato a sfiorare il 5%. L’equivalente greco (giusto per capire la gravità della situazione) rende il 4,5%.
IL DRAMMA DI GIORGETTI TRA RIGORE E PONTE DI MESSINA
Eppure lo stesso Giorgetti pochi giorni fa aveva dichiarato che a lui “non faceva paura la commissione europea ma i mercati che comprano il nostro debito pubblico”. Non è però facile per l’esponente leghista fare il ministro dell’Economia quando il leader del suo partito (Matteo Salvini) continua a parlare della necessità di fare il ponte sullo Stretto di Messina, ignorando completamente la realtà dei nostri conti pubblici.
LE DURISSIME PAROLE DEL FINANCIAL TIMES
La crisi del debito pubblico italiano ha innescato reazioni a catena in tutta Europa. I mercati hanno penalizzato anche i titoli di Stato degli altri paesi europei e l’Italia per l’ennesima volta ha conquistato l’apertura dei principali quotidiani economici del Vecchio Continente. Il più autorevole e ascoltato di tutti, il Financial Times, senza tanti giri di parole ha definito l’Italia “’l’anello debole dell’Eurozona”. Siamo alle solite. L’eterno ritorno. E ancora una volta abbiamo scavato la fossa con le nostre stesse mani.
MELONI COME BERLUSCONI NEL 2011?
Uno scenario che solamente pochi mesi appariva improbabile incomincia a prendere forma: l’esecutivo Meloni farà la stessa fine di quello di Berlusconi nel 2011? Il crollo dei titoli di Stato italiani (con la conseguente impossibilità di rifinanziare il debito pubblico) porterà alla fine forzata dell’attuale esperienza di governo?
PRIMO TEST DELLA VERITA' FRA DUE SETTIMANE: ARRIVANO LE AGENZIE DI RATING
Il primo momento della verità non è lontano nel tempo ma al contrario è molto vicino. Fra due settimane sbarcheranno a Roma le tre principali agenzie di rating del mondo (Fitch, Standard & Poor's e Moody's) per valutare l’affidabilità economica del nostro Paese. Una eventuale bocciatura con declassamento del rating farebbe entrare i nostri titoli di Stato nella categoria dei junk bonds ovvero dei titoli spazzatura. Le conseguenze finanziarie e politiche sono facili da immaginare. Un governo tecnico di emergenza (l’ennesimo) è più vicino di quanto si possa pensare. Con tanti saluti al ponte sullo Stretto.