Pensioni 2024, a marzo ed aprile cambieranno gli importi: la simulazione delle nuove somme e tutte le novità su Irpef, inflazione e altre imposte
Il prossimo mese molti pensionati potrebbero vedere i loro cedolini più bassi rispetto alla media: a pesare l’addizionale comunale sull’Irpef, già adottata in alcune città come Napoli e Palermo. Un calo a fronte degli aumenti già scattati a gennaio e di quelli che arriveranno a dicembre
Tante le novità per i pensionati da qui ai prossimi mesi. A marzo alcuni cedolini saranno infatti destinati a cambiare. Nei comuni in cui è aumentata l'addizionale comunale - come Napoli e Palermo - inizierà ad essere applicato l'acconto sull'Irpef cittadino, facendo scendere di conseguenza gli importi. Nel capoluogo partenopeo si passerà dallo 0,9% all’1% quest’anno: questo significa che saranno 15 euro in più se se ne guadagnano 15mila e oltre 50 se si superano i 50mila euro. A Palermo l’aumento sarà inferiore: dallo 0,095% allo 0,1%, ma ci saranno scatti progressivi nei prossimi anni, fino ad arrivare all’1,338% nel 2031.
Da aprile si entrerà poi nel vivo della nuova Irpef 2024: mentre, infatti, la rivalutazione è già stata applicata nel cedolino della pensione di gennaio - con le pensioni aumentate del 5,4% - lo stesso non può dirsi dei nuovi valori di riferimento per il calcolo dell’Irpef. A fine anno, infine, arriverà un conguaglio pari allo 0,3% per ogni mese. Il tasso di inflazione definitivo del 2023, infatti, è stato pari al 5,7%: a dicembre i pensionati dovranno quindi ricevere quanto loro spetta.
Irpef: i nuovi scaglioni di reddito e la trattenuta dell'addizionale
La trattenuta dell’addizionale Irpef avverrà secondo le consuete tempistiche. Se gli Enti territoriali deliberano infatti modifiche alle aliquote, gli importi delle addizionali a saldo, e quindi gli eventuali aggravi, saranno rideterminati a partire dal mese di marzo, e nel modo in cui segue: addizionale regionale a saldo 2023, da gennaio a novembre 2024; addizionale comunale a saldo 2023, da gennaio a novembre 2024; addizionale comunale in acconto 2024, da marzo a novembre 2024. Per quanto riguarda invece i nuovi scaglioni di reddito, ecco quanto segue in base all’articolo 1, comma 1, del Decreto legislativo 30 dicembre 2023 numero 216: aliquota del 23% per i redditi fino a 28 mila euro; aliquota del 35% per le porzioni di reddito oltre 28 mila e fino a 50 mila euro; aliquota del 43% per le porzioni di reddito oltre 50 mila euro.
Ne consegue che, rispetto al periodo d’imposta 2023, nell’anno corrente sarà prevista una riduzione da quattro a tre degli scaglioni di reddito e delle corrispondenti aliquote; il primo scaglione di reddito è stato innalzato a 28 mila euro a parità di aliquota al 23%, assorbendo il precedente secondo scaglione; l’aliquota al 25%, in precedenza applicabile al secondo scaglione, per i redditi oltre 15 mila euro e fino a 28 mila euro, è stata soppressa; il secondo e terzo scaglione, con le rispettive aliquote, sono “rimasti invariati rispetto ai precedenti terzo e quarto”, come sottolineato dall’Agenzia delle Entrate con la Circolare del 6 febbraio 2024.
Aumento per i pensionati e rivalutazione 2024
L’accorpamento dei due scaglioni dovrebbe essere il seguente: al 23% per i redditi fino a 15 mila euro; al 25% per i redditi oltre 15 mila e fino a 28 mila euro. Si dovrebbe così optare per un’unica aliquota al 23% per i redditi fino a 28 mila euro, il che si traduce - nell’anno corrente e per i redditi compresi tra 15 e 28 mila euro - in un risparmio di circa il 2% rispetto allo scorso anno”. Nello specifico, come riporta anche il quotidiano nazionale 'Il Corriere della Sera', "chi ha un reddito da pensione superiore a 15 mila euro (che era il limite dal quale partiva il secondo scaglione ora accorpato) avrà un risparmio che parte da 20 euro e arriva fino a 260 euro per chi ha un reddito da pensione pari a 28 mila euro”. La modifica degli scaglioni Irpef per l’anno 2024 si aggiunge alla rivalutazione provvisoria delle pensioni prevista, per l’anno corrente e come accennato in apertura, al 5,4%. Alla luce delle modifiche introdotte dalla 'Legge 30 dicembre 2023 numero 213, articolo 1, comma 135', la rivalutazione automatica dei trattamenti pensionistici sarà applicata al 100% per i soli importi pari o inferiori a quattro volte il trattamento minimo Inps. Per le pensioni di importo superiore opereranno invece sei diversi scaglioni: fino a quattro volte il trattamento minimo, oltre quattro e fino a cinque volte il trattamento minimo, oltre cinque e fino a sei volte il trattamento minimo, oltre sei e fino a otto volte il trattamento minimo, oltre otto e fino a dieci volte il trattamento minimo, oltre dieci volte il trattamento minimo.
La simulazione degli importi in tabella
Considerando l’effetto dei nuovi scaglioni Irpef e della rivalutazione provvisoria per l’anno corrente fissata al 5,4%, esponiamo in tabella un esempio degli aumenti previsti per le pensioni 2024:
Rivalutazione dell'inflazione, importi lordi e netti
Non solo novità relativa all'Irpef. La rivalutazione dell'inflazione infatti implicherà un calo che parzialmente compenserà gli aumenti di gennaio. Come sappiamo, le rivalutazioni interessano soprattutto gli assegni che non superano i 2.271,76 euro lordi mensili (quattro volte il minimo Inps, cioè poco meno di 1.800 euro netti). Per i trattamenti superiori l’indicizzazione sarà parziale, con percentuali decrescenti: 4,59% per quelli fino a cinque volte il minimo, 2,862% tra cinque e sei volte, 2,538% tra sei e otto volte, 1,998% tra otto e dieci volte, 1,188% oltre le dieci volte (pari al 22%).
Gli incrementi lordi in generale non corrisponderanno a quelli netti, perché naturalmente c’è da mettere nel conto il prelievo fiscale; quest’anno però l’impatto dell’Irpef risulterà un po’ attenuato dall’entrata in vigore del primo modulo di riforma, che riduce il prelievo fino a un massimo di 20 euro mensili. Così una pensione da mille euro al mese (sempre lordi, quindi circa 900 netti) ha una maggiorazione di 54 euro mensili su 13 mensilità, che si riducono a 38 dopo l’Irpef. A dicembre, infine, ci sarà il conguaglio pari allo 0,3% per ogni mese, ma parametrato alle soglie imposte dal governo per l'inflazione. Quindi il conguaglio massimo finale sarà di una settantina d'euro.