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La settimana lavorativa corta piace anche ai capi del personale: il dato inatteso

Michael Pontrellidi Michael Pontrelli   
La settimana lavorativa corta piace anche ai capi del personale: il dato inatteso

Un sondaggio condotto dall’Aidp (Associazione italiana direttori del personale) su oltre mille manager del personale ha rivelato che la maggioranza assoluta (il 53%) è favorevole all’introduzione di una settimana lavorativa da 4 giorni. Un dato che ribadisce una sensazione sempre più diffusa: nel mondo del lavoro c’è voglia di cambiare le regole rispetto al passato. Le ragioni (emerse anche nel sondaggio) sono ormai note: la settimana corta migliora il benessere psico-fisico e la motivazione delle persone con ricadute positive sulla produttività.

Su questo tema è molto vigile anche il mondo della politica. Da pochi giorni la settimana corta è entrata nell’iter di valutazione in commissione Lavoro alla Camera, dove sono all’esame tre disegni di legge delle opposizioni. Nel corso delle audizioni alla Camera saranno sentite le  imprese che hanno già innovato verso il nuovo modello, i sindacati e gli esperti in materia. L’introduzione per legge di una settimana lavorativa corta potrebbe essere meno lontana di quanto si pensa. Anche perché potrebbe essere l’unico modo per rilanciare l’economia. Ridurre l’orario di lavoro (a parità di retribuzione) farebbe esplodere la domanda dei servizi alle persone e questo, più che il benessere dei lavoratori, è il vero motivo che potrebbe davvero favorire l'abbandono della settimana lavorativa da 5 giorni. 

Altro punto poi da non sottovalutare è che in futuro ci sarà sempre meno lavoro a causa dell'avvento dell'intelligenza artificiale. I dati in arrivo dagli Stati Uniti sono chiari: le aziende più avanzate stanno licenziando migliaia di dipendenti. Le loro mansioni saranno svolte dalle applicazioni di IA generativa. E' vero che secondo molti economisti nel lungo periodo l'effetto potrebbe essere positivo, ovvero l'intelligenza artificiale potrebbe creare più opportunità di lavoro di quanti ne distrugge, ma certamente questo non avverrebbe all'interno delle fabbriche e degli uffici (che inevitabilmente saranno sempre più automatizzati) ma in altri ambiti, come l'intrattenimento e i servizi alle persone che sono meno esposti alla concorrenza delle macchine. 

Per arrivare alla meta della settimana corta ci sono però diversi ostacoli da superare: in primo luogo quella delle aziende che dovrebbero accettare la riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario. Per alcune la riforma potrebbe tradursi in un effettivo aumento della produttività (che giustifica economicamente l’operazione) per altre no, perché i settori non sono tutti uguali. Anche dal punto di vista organizzativo esistono delle differenze. In certi ambiti un lavoro su 4 giorni è sostenibile senza problemi, in altri meno.

Non c’è dubbio però che il risultato del sondaggio condotto dall’Aidp fa capire che non si tratta di una prospettiva campata per aria. I direttori del personale conoscono bene le loro realtà aziendali e dunque se il 53% si è espresso positivamente significa che il nuovo modello organizzativo è realistico.

Michael Pontrellidi Michael Pontrelli   
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