Se qualcuno sperava in un ammorbidimento della Bce per far fronte alla difficile congiuntura economica ha sbagliato i calcoli. La presidente della banca centrale europea ha ribadito la determinazione di Francoforte nel contrastare la corsa dei prezzi. "Il nostro mandato è riportare l'inflazione al 2% nel medio periodo, lo faremo e sta già accadendo. Terremo duro, saremo fermi e pronti a fare di più se necessario" ha dichiarato nel corso dell'assemblea annuale dell'Fmi e della Banca Mondiale.
Non è ovviamente una buona notizia per l’economia italiana e per il governo che deve registrare anche la revisione delle previsioni sulla crescita di Bankitalia. Via Nazionale ha tagliato le stime sul PIL italiano al +0,7% nel 2023 e al +0,8% nel 2024. Le previsioni precedenti indicavano un progresso dell’1,3% quest’anno e dello 0,9% l’anno prossimo. Nella Nadef di settembre la crescita è stimata a +0,8% nel 2023 (dunque più o meno in linea con Bankitalia) e al +1,2% nel 2024. Quest’ultimo dato costringerà l’esecutivo a rivedere i conti e dunque le spese previste per non aumentare ulteriormente il deficit di bilancio.
Una conferma che le preoccupazioni della Bce sulla persistenza dell'inflazione sono reali è arrivata ieri dagli Stati Uniti, dove a settembre la crescita dei prezzi è risultata essere più alta delle previsioni degli economisti. Su base mensile l'indice dei prezzi americano è cresciuto dello 0,4% contro le previsioni dello 0,3%, mentre su base annuale il dato si è attestato al +3,7% contro stime del 3,6%.
L'improvviso scoppio della guerra in Israele, che si aggiunge a quella ancora in corso in Ucraina, rende ancora più complesso il quadro geopolitico internazionale e fa crescere i rischi soprattutto sul mercato energetico, tallone d'Achille in particolare dell'Europa. I prossimi mesi si annunciano molto difficili per il nostro Paese.