Nel contratto degli statali più soldi, smart working e settimana corta. Ma a una parte dei sindacati non basta
Cgil e Uil si sono rifiutate di firmare l'intesa che introduce miglioramenti importanti nel lavoro pubblico
Il nuovo contratto per i dipendenti delle Funzioni centrali, valido per il triennio 2022-24, introduce alcune novità importanti per il pubblico impiego. Tra i punti chiave, debutta la settimana lavorativa corta e si amplia l’accesso allo smart working, prevedendo anche un’estensione dei ticket per il lavoro agile. L’accordo, che interessa circa 195mila dipendenti di ministeri, agenzie fiscali ed enti pubblici non economici (tra cui Inps e Inail), ha però provocato una frattura sindacale come non se ne vedevano da oltre vent'anni.
GLI AUMENTI IN BUSTA PAGA
Sul fronte economico, il contratto stabilisce un aumento medio mensile a regime di 165 euro, pari al 6% per tredici mensilità, con un’integrazione di mille euro di arretrati. Gli incrementi, differenziati in base alle qualifiche, vanno dai 121,40 euro al mese per gli operatori ai 193,90 per i professionisti di elevata qualifica.
AL VIA LA SETTIMANA CORTA
Sul piano organizzativo, è stata introdotta in via sperimentale la possibilità della settimana corta su quattro giorni, su base volontaria e con l’obbligo di mantenere le 36 ore settimanali. Le giornate lavorative saranno dunque più lunghe, pari a nove ore incluse le pause, con il riproporzionamento di ferie e permessi.
SI AMPLIA LO SMART WORKING
Anche lo smart working subisce un’importante revisione: la quota di lavoro agile potrà superare le giornate di presenza fisica, superando così il vincolo della prevalenza in ufficio. Il testo prevede inoltre il riconoscimento del buono pasto per le giornate in lavoro agile con orario equivalente a quello in sede.
LA FRATTURA SINDACALE
Tuttavia, non tutti i sindacati sono soddisfatti. L’accordo, firmato da Cisl-Fp e dalle sigle autonome Confsal Unsa, Flp e Confintesa Fp, ha ottenuto la maggioranza del 54,6% richiesta dalla legge sulla rappresentatività nel pubblico impiego. Ma Fp-Cgil e Uil-Pa, che hanno rigettato il testo, preparano lo sciopero generale per il 29 novembre e chiedono un referendum tra i lavoratori. I segretari di Fp-Cgil e Uil-Pa, Serena Sorrentino e Sandro Colombi, denunciano che l’aumento salariale non basta a coprire l’inflazione record del triennio. Chi si oppone, risponde il segretario generale della Cisl-Fp Maurizio Petriccioli, “senza proporre un’alternativa concreta finisce solo per ritardare colpevolmente i futuri contratti e le risorse nelle tasche dei lavoratori”.