Conviene investire in bitcoin? La posizione della Bce lascia pochi dubbi a riguardo
Gli analisti di Francoforte hanno lanciato un nuovo allarme: la bolla della criptovaluta costerà molto caro alla società

Fino ad ora su bitcoin si è scritto e letto di tutto. Il modello stock-to-flow del noto analista PlanB (è uno pseudonimo) prevedeva il raggiungimento di quota 100 mila dollari entro la fine del 2021. Non solo la previsione non si è avverata ma dal massimo di inizio novembr, a oltre 67 mila dollari, la criptovaluta ha perso il 44% del valore in meno di tre mesi. Dalla quotazione odierna poco sopra 37 mila dollari per tornare ai vecchi massimi dovrebbe crescere di oltre l’80%.

Quanto accaduto conferma l’estrema volatilità del bitcoin e ridà fiato a quanti non lo vedono di buon occhio. Tra questi ci sono anche gli analisti della Bce che hanno lanciato l’ennesimo warning.
Bitcoin sta diventando una classe pseudo-normale per tutti, senza che i suoi rischi siano compresi
hanno scritto gli economisti Ulrich Bindseil, Patrick Papsdorf e Jürgen Schaaf nelle conclusioni di un recente studio.
“Più a lungo dura il boom, più alta la valutazione che bitcoin raggiunge, e maggiore sarà alla fine il suo costo per la società. Le autorità devono fare attenzione a non contribuire a nuovi flussi di investimento che aumenteranno la sua capitalizzazione di mercato e quindi l'entità del suo eventuale costo sociale cumulato” hanno aggiunto.
“Ciò che ne consegue – hanno proseguito - è che la valutazione di mercato è puramente basata sulla speculazione: il suo rally di mercato continuerà solo finché potrà essere mantenuta la convinzione della comunità cripto sui suoi presunti vantaggi, ma l'entusiasmo da solo non è sufficiente nel lungo periodo, poiché bitcoin è alla fine solo una catena di numeri e le tecnologie vengono sostituite da tecnologie migliori con le nuove che in breve sostituiscono quelle precedenti”
Il recente crollo è stato in effetti un duro colpo per i suoi sostenitori perché è arrivato in un contesto economico che al contrario avrebbe dovuto sostenere le quotazioni. Per mesi è stato sostenuto che bitcoin rappresentava il nuovo oro, una riserva di valore digitale su cui trovare rifugio dall’inflazione. I prezzi stanno galoppando da mesi negli Stati Uniti e in Europa. Chi ad ottobre o a inizio novembre ha investito sulla criptovaluta per ripararsi dall’inflazione oggi si ritrova con la metà del capitale.
"Non crediamo che gli investitori debbano essere esposti a bitcoin come parte di un portafoglio finanziario perché è troppo volatile per rappresentare un rifugio sicuro” hanno sostenuto gli analisi di Ubs.
Solo il tempo ci dirà se il ribasso degli ultimi mesi è strutturale o solo una correzione transitoria. Nel frattempo però resta il conto da pagare. Il recente crollo delle criptovalute è costato oltre 1200 miliardi di dollari, circa il 6% del Pil americano e oltre il 60% di quello italiano. Soldi veri (non virtuali) di persone che hanno investito i loro risparmi e che oggi si ritrovano con il cerino in mano aspettando la ripresa.
Secondo un sondaggio dell'organizzazione di ricerca sociale NORC la maggioranza degli investitori in criptovalute (il 55%) non ha una laurea e appartiene alla classe media e operaia. Persone che hanno deciso di puntare su un asset complesso senza nemmeno comprenderlo ma semplicemente perché attratti dal miraggio del guadagno facile. Niente di nuovo, come insegna la storia delle tante bolle finanziarie che si sono succedute nel corso dei secoli.