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[Intervista] "La blockchain è una rivoluzione che va ben oltre Bitcoin. Ma gli NFT sono a rischio bolla"

Tiscali News ha sentito William Nonnis, uno dei top influencer italiani sul tema

Michael Pontrellidi Michael Pontrelli   
[Intervista] 'La blockchain è una rivoluzione che va ben oltre Bitcoin. Ma gli NFT sono a rischio...

Sempre più spesso si sente parlare di web 3.0 ovvero di un nuovo internet profondamente diverso da quello a cui siamo abituati. Dietro questa nuova fase rivoluzionaria c’è la tecnologia blockchain che anche il grande pubblico ha cominciato a conoscere grazie al boom del bitcoin. E’ la blockchain infatti che ha reso possibile la nascita delle criptovalute e che ora sta rendendo possibile il successo di un nuovo fenomeno di massa: quello degli NFT ovvero dei non fungible token. Con uno dei massimi esperti italiani del settore, William Nonnis, riconosciuto tra i 10 top influencer e premiato dalla Presidenza del Consiglio come eccellenza in ambito blockchain, abbiamo fatto il punto della situazione per capire in quale direzione ci stiamo muovendo.

Lo ricordo per i non addetti ai lavori: la blockchain è un registro digitale decentralizzato ovvero costruito su una rete informatica che non ha un ente centrale preposto al controllo della rete stessa. Tutto ha avuto inizio nel 2009 con la creazione di Bitcoin da parte di un anonimo inventore, noto con lo pseudonimo di Satoshi Nakamoto. Quale è il tuo giudizio su Bitcoin?
“Bitcoin è la madre di tutte le blockchain. La criptovaluta, nonostante la sua volatilità, è diventata un asset finanziario molto importante, paragonabile ormai all’oro. Questo però è solamente l’aspetto più noto. Da un punto di vista tecnologico l’importanza della blockchain Bitcoin risiede in due aspetti: la decentralizzazione e soprattutto la distribuzione delle informazioni in modo orizzontale su tutti gli attori dell’ecosistema. Perché questo è importante? Perché per poter modificare una informazione registrata nella blockchain è necessario il consenso del 51% dei nodi della rete, ovvero degli attori dell’ecosistema. Questo è il vero cambiamento che rende questa tecnologia rivoluzionaria: la non modificabilità di una informazione digitale da parte di un singolo soggetto. E’ questo processo tecnologico che garantisce la proprietà univoca di un asset digitale che come sappiamo è per sua natura duplicabile. Ma nel momento in cui nella blockchain viene registrata l’informazione che un dato bitcoin (o una frazione di esso) appartiene ad un determinato soggetto, questa informazione è modificabile solo attraverso una validazione della maggioranza della rete. Nessuno può cambiare unilateralmente l’informazione. E questo stesso principio è alla base della creazione degli NFT ovvero dei non fungible token”

Prima di parlare di NFT vorrei però approfondire il discorso sulle blockchain. Bitcoin è la prima e la più nota ma nel tempo ne sono nate anche altre. Quali sono le più rilevanti? Quelle che bisogna assolutamente conoscere per capire in che modo sta cambiando il mondo.
"Sicuramente Ethereum. E’ una blockchain che nasce per fare un lavoro diverso da quello di Bitcoin. Nasce per permettere l’implementazione degli smart contracts, ovvero dei contratti intelligenti, e attraverso questi consentire agli sviluppatori di distribuire le loro applicazioni (Dapps) su una blockchain”.

Cosa è uno smart contract?
"E’ una applicazione o semplificando un accordo tra parti il cui contenuto viene registrato su una blockchain. E anche in questo caso vale quello che abbiamo detto prima: il contenuto del contratto, ovvero l’informazione, è distribuito tra tutti gli attori coinvolti nell’ecosistema e non è manipolabile da una delle controparti. Ethereum dunque svolge un ruolo fondamentale non nello scambio di moneta come fa Bitcoin ma nella disintermediazione dei contratti. Per garantire il contenuto di un accordo non c’è più bisogno di un notaio o di una parte terza. Gli smartcontracts incrementano dunque il livello di sicurezza e affidabilità esistente tra le parti”.

Ci puoi fare degli esempi concreti per capire l’utilizzo degli smart contracts?
"La prima applicazione è ancora una volta quella di validare in maniera univoca la proprietà di un bene. Ethereum rende possibile la creazione di una particolare categoria di asset digitali noti come token che possono assumere forme diverse. Per esempio possono essere monete digitali che esistono senza aver bisogno di una blockchain apposita in quanto sfruttano quella di Ethereum. Gli stessi NFT, ovvero non fungible token, sono asset digitali creati attraverso la rete di Ethereum. A mio avviso però il grande valore aggiunto di questa blockchain deriva dalla sua integrazione con lo IOT, ovvero l’internet of things”.

Spiegaci meglio questo concetto.
"Abbiamo visto che la grande rivoluzione introdotta da una blockchain è l’archiviazione di una informazione in una rete distribuita che ne impedisce la manipolazione da parte di un singolo soggetto. C’è però un problema: se l’informazione inserita è falsa di fatto si garantisce la non modificabilità di una informazione corrotta. I dispositivi intelligenti alla base dell’internet of things garantiscono invece la raccolta di dati/informazioni oggettive senza l’intervento umano. Questo dunque consente l’archiviazione in una blockchain di informazioni vere e non manipolabili”.

Ci puoi fare degli esempi concreti di applicazione?
"Uno dei più interessanti è sicuramente quello di Foodchain, una blockchain italiana utilizzata per tracciare la filiera del food italiano. Per esempio le arance rosse siciliane sono tracciate su Foodchain. Cosa significa? Che una serie di dispositivi intelligenti connessi alla rete (IOT) sono posizionati sul campo dove vengono prodotte le arance per rilevare una serie di parametri sul sole, sull’acqua, sul terreno e così via. Questi parametri servono per dimostrare la bontà del prodotto e sono raccolti senza l’intervento umano. Successivamente vengono inseriti nella blockchain dove risultano non manipolabili. Quando le arance arrivano sulla tavola di un consumatore è possibile avere dunque a disposizione informazioni garantite sulla qualità del prodotto, sul luogo di provenienza, sulla data di raccolta e sui vari passaggi che il prodotto ha fatto per arrivare al supermercato. Ma questo è ovviamente solo un esempio. I campi di applicazione dell’integrazione tra blockchain e IOT sono tantissimi”.

La stessa tecnologia può essere utilizzata anche a valle dell’acquisto di un prodotto?
“Assolutamente sì e qui si capisce ancora meglio il concetto di smart contract. Un bene può essere venduto con una garanzia sulla durata di funzionamento e sul livello delle prestazioni nel tempo. Per esempio può essere un pannello fotovoltaico o anche un’automobile. Una serie di dispositivi intelligenti (IOT) rilevano autonomamente i parametri di funzionamento e di performance. Questi dati vengono trasmessi alla blockchain dove è conservato lo smart contract con le garanzie prestazionali. In caso di mancato rispetto delle condizioni concordate il contratto intelligente può far scattare in modo automatico degli eventi, esempio una penale o un rimborso. Anche in questo caso il processo è immune dalla manipolazione di una delle parti contraenti”.

Ci troviamo senza alcun dubbio di fronte ad un cambio di paradigma che inevitabilmente sollecita la fantasia. La blockchain potrebbe essere utilizzata anche nell’ambito del rispetto della privacy? Mi riferisco in particolare alla raccolta dei dati personali da parte delle grandi piattaforme digitali e ai problemi che questo sta causando alla società e alla democrazia.
"Non solo è possibile ma esistono già progetti concreti. Un esempio importante è Atromg8 un social network svizzero che archivia le informazioni degli utenti in una blockchain. Quale è la novità più importante? Che il proprietario dei dati raccolti non è la piattaforma ma l’utente stesso ed è lui che stabilisce cosa possa essere utilizzato e in che modo. E’ facile capire che questo modello eliminerebbe tutti i problemi derivanti dall’uso delle informazioni a scopo manipolativo e commerciale che, come giustamente hai detto tu, stanno creando grossi problemi a livello sociale in quanto creano dipendenza, modificano i valori e i comportamenti, polarizzano politicamente le persone e così via”.

La decentralizzazione delle piattaforme è alla base del web 3.0, una rivoluzione attesa e invocata da tanti. Non c’è alcun dubbio che quello di Atromg8 sia un modello virtuoso. E’ però anche vero che una tecnologia per potersi affermare ha bisogno di un modello di business sostenibile. Ti chiedo dunque: come si regge in piedi una blockchain? Per esempio, quale è il modello di business di Bitcoin?
“La blockchain Bitcoin esiste perché esistono degli attori, i cosiddetti miners, ovvero i minatori, che permettono alla rete di funzionare. Come noto è una attività che ha dei costi: l’acquisto degli apparati, l’energia, lo spazio fisico, il tempo e così via. Il mining è diventata una attività di impresa a tutti gli effetti. Quali sono le fonti di profitto dei miners? Fondamentalmente due: i nuovi bitcoin creati con l’attività di mining e le commissioni che vengono pagate da chi utilizza la blockchain. Nel caso di Bitcoin sono gli utenti che eseguono transazioni, ovvero scambiano valuta nella blockchain direttamente oppure tramite l'intermediazione di un exchange come Coinbase o Binance, giusto per citare due nomi noti. Affinché una transazione possa avvenire deve essere risolto un problema matematico. Il miner che risolve il problema matematico prende la commissione. Al momento sulla blockchain Bitcoin le commissioni sono abbastanza basse. Una recente transazione di 900 mila dollari ha avuto una commissione di soli 5 dollari, ma ovviamente il boom delle quotazioni del bitcoin ha fatto esplodere il volume di scambi”.

Tutto chiaro. Il business generato dalla blockchain non viene intascato da un ente centrale (che non esiste) ma distribuito tra i vari miners. Questo modello funziona anche per Ethereum?
"Come detto prima si tratta di 2 blockchain diverse e questo implica alcune differenze. Vitalik Buterin, l’ideatore di Ethereum, fin dall’inizio ha capito che la sua blockchain non avrebbe potuto competere con Bitcoin sul fronte strettamente valutario. Ether (la criptovaltuta di Ethereum) non nasce dunque come un asset finanziario ma come una moneta che bisogna acquistare per poter pagare la creazione di uno smart contract. Anche su Ethereum esistono i miners che rendono possibile l’esistenza stessa della rete ma l’ecosistema è molto più complesso di quello di Bitcoin in quanto la blockchain non si limita alla transazione di valuta ma alla gestione degli smart contracts. Il risultato di questa complessità è stato un forte incremento delle commissioni che si pagano per usare la blockchain. Dai 5 dollari iniziali siamo passati a circa 30 dollari. Ethereum è costosa, questo è il suo principale problema che sta favorendo la nascita di blockchain concorrenti. Indipendentemente dalla somma di moneta (Ether) trasferita da un wallet all’altro la commissione è di 30 dollari e lo stesso costa la creazione di un NTF che come abbiamo visto è un token creato su Ethereum. Come vengono distribuite le commissioni? Qui c’è una differenza importante rispetto a Bitcoin. Una parte va ai miners ma un’altra alla Ethereum Foundation nel quale è presente lo stesso Vitalik Buterin e gli altri soci fondatori della blockchain. La ragione è che essendo l’ecosistema molto complesso è necessario un ente (la Fondazione) che ne governi lo sviluppo. Il problema è che con le applicazioni più recenti, in particolare quelle legate alle DeFi (ovvero alla finanza decentralizzata) il ruolo della Ethereum Foundation è diventato sempre più rilevante. Il risultato di tutto questo è che Ethereum ha perso la sua purezza iniziale e, soprattutto nell’ambito della Defi, di fatto è sempre più centralizzata”.

Ne abbiamo già accennato un paio di volte ed è arrivato il momento di parlarne: NFT. Sono uno dei temi più caldi del momento. E’ scattata una nuova corsa all’oro. Non passa giorno che non ci sia il lancio di una nuova collezione. Cosa ne pensi?
"Penso che così come sono strutturati oggi  non abbiano senso. In primo luogo esiste un problema di credibilità. Chiunque può spacciarsi per artista e creare un non fungible token spacciandolo per un’opera d’arte. Tutto questo rischia di compromettere il vero valore degli NFT che è la loro univocità digitale.  E’ evidente che attorno al fenomeno si stia creando una bolla speculativa. Il mio consiglio è di fare molta attenzione prima di spendere somme ingenti su questi asset”.

Altro tema legato agli NFT che sta attirando l’attenzione dei media e delle persone è il metaverso. Quale è il tuo giudizio?
"Che al momento si tratta di fantascienza. Non c’è ancora nulla. Quando ci sarà avrà due effetti. Uno positivo sulla sostenibilità ambientale. Lo smartworking imposto dalla pandemia ha dimostrato che molte attività lavorative si possono svolgere senza la necessità di recarsi in un ufficio. Gli ambienti virtuali e gli ologrammi del metaverso ridurranno ulteriormente la necessità degli spostamenti. Il secondo effetto è invece preoccupante perché è evidente che l’intenzione di Zuckerberg è quello di trasformare gli attuali social network in un metaverso con un intento unicamente commerciale. Perché può avere successo? Perché è innegabile che molte persone sono insoddisfatte della loro vita reale e nel metaverso possono crearsi una identità parallela. Il rischio è quello di creare una bomba sociale ed economica ad orologeria. Queste persone insoddisfatte si indebiteranno nella vita reale per poter vivere una vita virtuale nel metaverso”.

Torniamo alle cose utili alle persone e alla società. Come abbiamo visto la tecnologia blockchain è destinata ad avere un profondo impatto in diversi settori dell’economia. Un giovane che volesse puntare su questo ambito come può formarsi?
"Purtroppo il sistema educativo istituzionale, e mi riferisco anche alle università, è rimasto un po’ indietro. Nel tempo però sono stati lanciati diversi percorsi formativi di qualità. Tra questi c’è anche Blockchain Elite, di cui sono il direttore didattico. E’ un corso di 400 ore in modalità live. Stiamo lavorando per farlo riconoscere anche come CFU di laurea. Si parte dalle basi teoriche per arrivare allo sviluppo di competenze pratiche come la creazione di uno smart contract o di un NFT”

Il corso è pensato per chi ha già un background tecnico o è aperto a tutti?
“Assolutamente aperto a tutti. Per esempio molti dei nostri studenti sono avvocati o commercialisti che hanno capito l’importanza di acquisire competenze anche in questo ambito". 

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