[Intervista] Il Bitcoin entra nei videogiochi: questo porterà ad una sua maggiore diffusione?
Tiscali News ha sentito Federico Spitaleri, cofondatore e CMO di Satoshi's Game
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Bitcoin è la moneta digitale ideale per internet, in quanto nasce slegata da qualsiasi confine geografico, politico, economico. Uno dei fenomeni di massa in maggiore crescita su internet è quello dei videogames: oggi l'industria dei giochi online vale più di quella del cinema, e durante quest'ultimo periodo di pandemia ha visto la sua crescita aumentare ulteriormente.
Cosa succede se in tutto questo introduciamo i bitcoin? Che il mondo dei pagamenti e degli oggetti (armi, incantesimi, costumi, etc.) prodotti e venduti nei videogiochi potrà avere un boom ancora maggiore.
Ne parliamo con Federico Spitaleri, Cofondatore e CMO di Satoshi's Game, un game studio specializzato nell'utilizzare Bitcoin e la tecnologia Lightning Network nello sviluppo dei suoi giochi.
Federico, perchè Bitcoin sta sollevando un interesse crescente anche nel mondo dei videogiochi?
Perché Bitcoin abilita economie circolari nei videogiochi: non solo i giocatori effettuano transazioni verso il gioco, ad esempio per l’acquisto di contenuti digitali in-game, ma le transazioni di denaro avvengono anche da parte del gioco verso l’utente, sotto forma di premi in bitcoin o tokens non fungibili che possono essere scambiati sul mercato in cambio di bitcoin. Bitcoin inoltre può essere integrato in ogni gioco, e ciò consente di vincere premi in bitcoin su un gioco, estrarli dal gioco e spenderli su di un altro gioco: questa interoperabilità si riflette in maggiore utilità e valore per l’utente. Quello che succede oggi nel mondo dei videogiochi è invece che i giocatori possono solo effettuare transazioni verso il gioco ma non ricevere denaro da parte del gioco, per via di complicazioni sia dal punto di vista tecnico, data la poca flessibilità ed efficienza dei sistemi di pagamento tradizionali, che da un punto di vista legale.
Quali ritieni che possano essere le possibilità di adozione di Bitcoin attraverso l'uso nei giochi online?
Credo che l’adozione di Bitcoin stia avanzando in primis nei settori in cui Bitcoin è necessario e poi in quelli in cui Bitcoin aggiunge valore ma non è strettamente necessario. Bitcoin infatti ha trovato una sua prima vera adozione nell’ambito degli acquisti nel dark web e delle donazioni verso organizzazioni censurate come nel caso di Wikileaks. Lo si sta ora iniziando ad utilizzare nei videogiochi dove Bitcoin aggiunge l’elemento lucrativo in un’esperienza che sino ad oggi è stata solo ludica per l’utente. Penso che una volta mostrato agli utenti come poter ottenere premi in denaro, legati in realtime, grazie al Lightning Network, alle performance di gioco, all’interno di un gioco trendy come un Battle Royale, il fenomeno diventerà virale: questo è ciò che stiamo cercando di fare con il nostro nuovo prodotto Light Nite su lightnite.io. Probabilmente l’adozione nel campo dei videogiochi si rivelerà quella che alla fine porterà all’adozione di massa.

Federico Spitaleri
Come game studio, quali sono le difficoltà maggiori che avete sperimentato nell'uso di Bitcoin e come le state affrontando? Ci puoi fare qualche esempio di vostri prodotti che utilizzano Bitcoin.
Sicuramente un punto cruciale è quello legale: è importante capire come disegnare il proprio prodotto in maniera da non dover essere costretti ad adempiere a KYC o ad altre procedure tediose per gli utenti, ad esempio rendendo le transazioni peer-2-peer e limitando al massimo le funzionalità di tipo “custodial”. Allo stesso tempo è importante non incorrere in sanzioni a causa dell’inosservanza delle leggi. Il punto è che la regolamentazione è ancora ambigua e non è omogenea in tutto il mondo. Un altro problema è il fatto che inserendo l’incentivo economico all’interno dei giochi aumenta anche l’incentivo a imbrogliare da parte degli utenti, ma abbiamo implementato dei sistemi che ci consentono di prevenire e bloccare i comportamenti disonesti. Abbiamo tre diversi prodotti: satoshis.games giochi online dove è possibile vincere bitcoin sfidando altri giocatori o affrontando le “daily challenges”, lightnite.io un Battle Royale con premi in Bitcoin dove gli oggetti del gioco si appoggiano ad una infrastruttura distribuita che permette di verificare la proprietà e la scarsità degli stessi, i quali possono essere venduti ad altri utenti in cambio di bitcoin, ed Elixir una piattaforma di distribuzione di videogiochi bitcoin friendly.
Pensi che i videogiochi possano essere un domani decentralizzati così come lo è Bitcoin?
Con Bitcoin stiamo decentralizzando i pagamenti legati ai videogiochi, e con gli NFTs permettiamo maggiore portabilità dei contenuti digitali in-game così come la loro monetizzazione. Il gioco però rimane su un server centralizzato, come ogni gioco e come anche ogni gioco basato su blockchain. Per consentire una maggiore decentralizzazione anche il gioco in se’ dovrebbe appoggiarsi ad una infrastruttura decentralizzata. Tuttavia, credo che i giochi necessitino di un certo grado di centralizzazione per consentire un certo controllo ai gaming studios, requisito necessario per ogni business. Forse i giochi open source potrebbero un giorno raggiungere un maggior grado di decentralizzazione.
Secondo te vedremo mai Bitcoin accettato in grandi blockbuster come Fortnite o World of Warcraft?
Se non da World of Warcraft e Fortnite, dai loro concorrenti o dai giochi che li sostituiranno. Credo che Fortnite non continuerà ad avere questo successo per molto tempo, mi sembra un prodotto che mostrerà un ciclo di vita relativamente breve. Dipende da quanto tempo Bitcoin impiegherà a diventare mainstream, prima o dopo la scomparsa di questi due giochi. Credo però che sia solo una questione di tempo prima che Bitcoin venga integrato in molti videogiochi, anche blockbusters, in quanto credo che la sua diffusione porterà il web in generale ad offrire prodotti e servizi che abilitano un’economia circolare: alcuni esempi ci vengono mostrati dalle Lapps (applicazioni sul Lightning Network di Bitcoin) che sono nate negli ultimi due anni e di cui ho parlato in un mio articolo.