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Quali prospettive per economia e mercati finanziari con il bis di Donald Trump?

Michael Pontrellidi Michael Pontrelli   
Quali sono le prospettive per i mercati finanziari in caso di una vittoria di Donald Trump?

Le prossime elezioni presidenziali americane (previste per il prossimo 5 novembre) potrebbero essere senza storia. La vittoria di Donald Trump appare ormai certa. Joe Biden è sempre più stanco e anche un suo eventuale sostituto avrebbe poche chance contro il leader repubblicano, che dopo lo scampato attentato è più forte che mai.

La vittoria di Trump che effetto avrebbe sull’economia e sui mercati finanziari? Per provare a fare una previsione è utile guardare a quello che Trump ha fatto nei 4 anni in cui ha guidato l’America, tra gennaio del 2017 e gennaio del 2021.

Il primo punto da mettere in evidenza è che Donald Trump piace a Wall Street. Nel corso del suo primo mandato ha implementato politiche a favore del capitalismo ovvero tagli alle tasse e deregulation. Il candidato repubblicano viene dipinto dagli avversari come un pericolo per la democrazia, ma una sua vittoria verrebbe accolta positivamente dai mercati azionari. 

La seconda considerazione è che Trump è uno “spendaccione”. Non è uno che ama tenere i conti pubblici a posto. Non avrebbe problemi ad aumentare la spesa pubblica o a varare nuovi tagli alle tasse senza le necessarie coperture ovvero creando nuovo debito. Ma su questo punto il tycoon dovrebbe confrontarsi con una realtà diversa da quella del 2017: i conti pubblici americani negli ultimi anni sono drammaticamente peggiorati.

Nel 2017 il rapporto percentuale debito/Pil americano era del 104%, oggi è superiore al 122%. Il debito è lievitato nel 2020 a causa della pandemia Covid ma superata l’emergenza l’amministrazione americana, guidata da Joe Biden, ha proseguito a spendere nonostante la ripresa dell’economia americana. Il 2023 si è chiuso con un deficit pubblico del 6,3%, livello altissimo e per molti economisti non giustificato. 

La crescita del debito pubblico e il rialzo dei tassi di interesse operato dalla Federal Reserve, per contrastare l’inflazione, hanno fatto lievitare gli oneri sul debito, ovvero gli interessi che il Tesoro USA deve pagare sui titoli di Stato. Secondo quanto riportato da Bloomberg News, gli interessi sul debito federale annualizzati hanno raggiunto quota 1.000 miliardi di dollari a fine ottobre 2023. E secondo alcune previsioni, senza un cambio di rotta potrebbero addirittura schizzare a quota 3 mila miliardi nel 2027.

Per la prima volta nella storia moderna, la più importante economia del mondo ha un problema di finanza pubblica perché è evidente che oneri sul debito così alti non sono sostenibili. Il presidente della FED, Jerome Powell, ha finalmente aperto a un taglio del costo del denaro che dovrebbe far ridurre il costo di rifinanziamento del nuovo debito, ma un presidente “spendaccione” come Trump potrebbe essere fonte di instabilità per i mercati finanziari e in particolare per il mercato obbligazionario.

C’è infine un ulteriore tema molto delicato che riguarda le politiche economiche trumpiane e che potrebbe essere fonte di preoccupazione: la politica commerciale. Come noto il candidato repubblicano è un forte sostenitore del protezionismo. Una sua elezione probabilmente sarebbe seguita dal varo di nuovi dazi che potrebbero far nascere una guerra commerciale con la Cina, con reazioni a catena e ricadute sull’intera economia mondiale.

In conclusione, una vittoria di Trump potrebbe fare bene al mercato azionario (soprattutto alle aziende americane che operano principalmente nel mercato domestico) ma potrebbe anche alimentare instabilità sul fronte dei conti pubblici (e di conseguenza sul mercato obbligazionario) e sul commercio internazionale.

Michael Pontrellidi Michael Pontrelli   
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