Cosa ha spinto Trump alla moratoria sui dazi? La prima ipotesi è complottista, la seconda guarda ai mercati
La sospensione per 90 giorni all'implementazione delle tariffe doganali ha innescato un clamoroso rimbalzo di Wall Street

La moratoria di 90 giorni sui dazi (ad eccezione di quelli applicati alla Cina) annunciata da Donald Trump ha messo le ali a Wall Street che ha messo a segno uno dei rimbalzi più spettacolari della storia. La seduta migliore dal 2008 ovvero dai tempi della crisi dei mutui subprime. Cosa ha spinto Washington a questa clamorosa marcia indietro sulle tariffe doganali?
Due possibili interpretazioni
Le possibili interpretazioni sono due. La prima è complottista e parla di una clamorosa manipolazione del mercato da parte di Trump, che avrebbe agevolato una enorme speculazione da parte di qualcuno ovvero una enorme operazione di insider trading. Commentare ipotesi come questa è difficile perché non ci sono prove oggettive, ma solo congetture. Per cercare elementi oggettivi bisogna guardare ai mercati finanziari e qui arriviamo alla seconda ipotesi: Trump è stato costretto alla marcia indietro da quanto stava accadendo sul mercato obbligazionario, con il rendimento dei titoli di Stato americani in forte rialzo, a causa delle vendite che hanno fatto calare i prezzi.
Rendimento dei bond USA fondamentale per il futuro dell'America
Il titolo americano a 10 anni (il punto di riferimento dell'intero mercato) era rapidamente risalito in pochi giorni dal 4% al 4,5% alimentando timori sulla sostenibilità del debito pubblico a stelle e strisce. Solamente nel 2025 l'America deve rifinanziare oltre 9 mila miliardi di titoli in scadenza. L'enorme debito pubblico è diventato il punto debole dell'America, che secondo alcuni spiega l'aggressiva politica di Trump. Il vero obiettivo del Tycoon sarebbe quello di usare i dazi come leva negoziale per costringere gli altri paesi e comprare bond USA a lunghissima scadenza. Sul mercato, però, l'aggressiva guerra commerciale stava producendo l'effetto opposto e stava diventando un boomerang. E non è un caso che l'annuncio della moratoria ha riportato il sereno anche sul mercato obbligazionario, con il rendimento del decennale americano in calo fino al 4,3%.
Le pressioni interne: nessuno vuole il crollo di Wall Street
Altro elemento che ha giocato un ruolo importante nello spingere Trump al dietro front è stato il pressing interno. Secondo fonti vicine all’amministrazione, banchieri di Wall Street e imprenditori della Silicon Valley (compreso Elon Musk) hanno fatto di tutto per convincere il Tycoon ad ammorbidire la sua linea. Perdere miliardi di dollari non piace a nessuno. A questo poi bisogna aggiungere il malcontento dentro il partito repubblicano, preoccupato per le conseguenze elettorali del crollo delle Borse. Una grossa fetta di americani investe in azioni e all’andamento dei mercati azionari è strettamente legato anche il sistema pensionistico. L’America può permettersi tutto ma non il crollo di Wall Street. I mercati finanziari hanno fatto capire a Trump che anche alla sua sfrenata volontà di potenza c’è un limite.