Il REPowerEU, il tetto al prezzo del gas e la ricerca di un accordo tra i paesi dell'Unione

In questi mesi e nelle ultime settimane uno degli argomenti, quasi quotidiano, riguarda il problema del prezzo del gas e l’eventuale tetto per poter mitigare i prezzi.

Il REPowerEU, il tetto al prezzo del gas e la ricerca di un accordo tra i paesi dell'Unione

In questi mesi e nelle ultime settimane uno degli argomenti, quasi quotidiano, riguarda il problema del prezzo del gas e l’eventuale tetto per poter mitigare i prezzi.

A maggio del 2022 è stato creato il piano REPowerEU, per accelerare il processo verso le energie rinnovabili e la dipendenza dai combustibili importati dalla Russia.

I punti principali riguardano:

  • l’indipendenza dal gas russo entro il 2027
  • ridurre in modo drastico la dipendenza dal gas in generale, entro il 2030, tramite il massiccio utilizzo di fonti rinnovabili.

Tutto ciò però dipende dai consumi, soprattutto per quanto riguarda la richiesta di energia da parte delle aziende, oltre ai privati per quanto riguarda il riscaldamento durante l’inverno.

Obiettivi abbastanza complicati da raggiungere.

Non avendo effettuato una strategia di conversione alle rinnovabili negli ultimi 30 anni, perché acquistare il gas russo a basso prezzo era più conveniente, pensare di riuscire a effettuare una conversione in questo arco di tempo risulta decisamente ambizioso.

Considerando anche quelle che sono le difficoltà a livello legislativo e burocratico, oltre all’alto livello di costi per essere autosufficienti con le rinnovabili.

Quindi un harakiri pazzesco da parte di quasi tutta l’Unione Europea con la Germania in testa, l’essere stati praticamente dipendenti dalla Russia a livello energetico.

Riuscirà l’Unione Europea in quest’impresa?

Oggi è complicato fare un’analisi precisa, ma la richiesta di gas rimarrà comunque alta, se certi combustibili fossili saranno meno utilizzati.

Di conseguenza, per alcuni anni, sarà necessario trovare fonti di approvvigionamento da altri paesi e quale sarà uno dei paesi da dove l’Europa aumenterà l’approvvigionamento? Gli Stati Uniti.

Come abbiamo analizzato nell’episodio del 10 ottobre 2022, per utilizzare il gas liquido proveniente da oltreoceano, ci sarà bisogno di strutture galleggianti per lo stoccaggio e di gassificatori.

In attesa delle rinnovabili, utilizzeremo per un periodo di tempo queste forniture.

In conseguenza a questo problema si è iniziato a parlare di un tetto al prezzo del gas.

La scorsa settimana si è arrivati alla proposta della Commissione europea e questa settimana i ministri dell’energia dell’Unione si sono riuniti per prendere una decisione, è stata soddisfacente?

Analizziamola.

Si prevedono spaccature all’interno dei paesi, il livello massimo che è stato proposto è di 275€/MWh. Ricordiamoci che prima della crisi in Ucraina il prezzo del gas era intorno ai 30€/MWh.

Dopo l’annuncio di questa proposta il prezzo del gas è tornato a salire, da 97€ è salito sino a 130€, un po’ per speculazione e un po’ per la stagionalità, essendo il periodo dell’anno di maggior richiesta.

Decisamente scontenti i paesi maggiormente influenzati, Italia e Spagna in testa, che lo considerano un prezzo troppo alto e che può essere oggetto di forti speculazioni.

Il regolamento, valido dal 1 al 31 dicembre di ogni anno, prevede una soglia massima che non deve essere superata per due settimane e se contemporaneamente il prezzo non fosse superiore al gas naturale liquido per dieci sedute consecutive.

Per tradurre quanto detto, quando si è raggiunto il prezzo massimo a 340€/MWh il meccanismo non sarebbe scattato. 

Dal vertice dello scorso giovedì, quando si sono riuniti i 27 ministri c’è stato un “nulla di fatto” e 15 dei 27 paesi si sono detti contrari alla proposta della Commissione europea.

Tutto rimandato al 13 dicembre per la votazione.

I paesi che non lo vogliono sono rimasti scontenti, come lo sono rimasti anche quelli che lo vogliono ma questo valore e questo meccanismo li ha delusi.

Gli stati più forti si possono permettere un prezzo più alto, arginando il problema diminuendo la componente fiscale, i paesi più deboli avrebbero un’incidenza maggiore sui costi di produzione, sui loro conti pubblici e conseguentemente sulla loro crescita economica.

L’accordo è stato trovato sulla modalità delle forniture e sulle facilitazioni per facilitare il processo verso le rinnovabili, per il resto si dovrà trovare l’accordo al tetto del prezzo.

Quindi possiamo dire, che anche questa volta di Unione Europea c’è stato ben poco.

Per il resto rimaniamo in attesa del 13 dicembre per sapere quella che sarà la decisione definiva.

La citazione di oggi è la seguente:

“I dieci comandamenti contengono 279 parole, la Dichiarazione Americana d'Indipendenza 300 e le disposizioni della comunità Europea sull'importazione di caramelle esattamente 25.911.”
Franz Josef Strauss

Rendiamo la finanza amichevole, vi aspetto.

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