Perché il coinvolgimento dell’Iran nella guerra sarebbe una sciagura per gli italiani
L’inasprimento della guerra in Medio Oriente con il coinvolgimento dell’Iran nel conflitto non è una buona notizia per gli italiani e in generale per tutti i paesi occidentali. Un assaggio si è avuto nella giornata del 1 ottobre quando Theran ha inviato centinaia di missili contro Israele: sul mercato dei future il prezzo del petrolio è immediatamente schizzato verso l’altro trascinando al ribasso i listini azionari.
Fino all’escalation iraniana del 1 ottobre il mercato azionario era rimasto sostanzialmente indifferente alle tensioni geopolitiche. Lo Standard & Poor 500, il più importante indice del mondo, ha concluso il mese di settembre registrando una serie di nuovi massimi storici.
Una estensione del conflitto a tutta l’area medio orientale apre però scenari nuovi e preoccupanti soprattutto sul fronte energetico perché inevitabilmente porterebbe a un deciso rialzo duraturo del prezzo del petrolio che a catena innescherebbe una serie di reazioni negative.
La prima è un rialzo dell’inflazione. Gli ultimi dati dell’Istat sulla corsa dei prezzi in Italia hanno registrato un raffreddamento: +0,7% su base annua, il livello più basso da inizio anno. Il dato è dipeso dal calo del prezzo degli energetici che hanno più che compensato l’ennesimo rialzo del carrello della spesa (la componente che più morde la carne viva delle fasce della popolazione più povera e che purtroppo continua a crescere).
Come noto sia la Fed che la Bce hanno iniziato a tagliare i tassi di interesse dopo la lunga serie di rialzi decisi per contrastare la fiammata inflazionistica scoppiata nel 2022, ma nuove tensioni sul fronte dei prezzi non solo metterebbero fine al processo appena avviato dalle banche centrali ma aprirebbero anche la strada a nuovi rialzi.
Un rincaro del costo del denaro avrebbe inevitabilmente conseguenze sugli investimenti delle aziende e sul settore immobiliare. Tradotto in altri termini: spegnerebbe del tutto la debole crescita economica italiana (+0,9% su base annuale nel secondo trimestre dell'anno) e creerebbe i presupposti per una possibile recessione.
Ma per l’Italia super indebitata ci sarebbe anche un altro effetto negativo molto preoccupante: tornerebbe a salire il costo di rifinanziamento del debito pubblico. Con l’Europa che è tornata a chiedere rigore sul fronte del conti pubblici per il governo sarebbe una doccia gelata. Gran parte delle promesse elettorali finirebbero inevitabilmente nel cassetto.
E’ evidente dunque che una estensione del conflitto all’Iran dal punto di vista economico sarebbe una sciagura per gli italiani. La speranza è che la diplomazia internazionale riesca a far ragionare le parti in causa affinché finalmente si arrivi a una soluzione non militare dello scontro in atto.