Il governo dà il via libera alla privatizzazione di Poste Italiane. E ora cosa succede?
Il Consiglio dei ministri, su proposta del ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti, ha approvato, in esame definitivo, il decreto del presidente del Consiglio dei ministri che regolamenta l'alienazione di una quota della partecipazione detenuta dal Mef in Poste Italiane.
Una doccia fredda per i milioni di italiani che utilizzano i servizi di Poste Italiane e per i tanti correntisti di Banco Poste che si fidano dell’istituto proprio perché di proprietà dello Stato. E ora cosa succede? Con molta probabilità niente perché il Ministero dell’Economia direttamente o indirettamente continuerà a mantenere un controllo su Poste Italiane superiore al 50%.
Quella annunciata dal governo è dunque (almeno per il momento) una semplice operazione per fare cassa nel tentativo disperato di trovare risorse. Perché come noto le casse dello Stato piangono e le promesse elettorali da realizzare sono tante (anzi tantissime). L’esperienza italiana con le privatizzazioni non è sempre stata felice. Alcune realtà sono uscite con le ossa rotte dalla vendita ai privati e la speranza è che lo stesso non accada a Poste Italiane, una delle realtà industriali più importanti del Paese.
Vendere Poste per raggranellare qualche soldino sapendo che il conto dei bonus fiscali sui lavori dal 2021 in poi ha già sfondato quota 200 miliardi (di cui 160 solo il Superbonus 110) ci fa capire quanto sia folle la gestione della finanza nel nostro Paese. Tornando a Poste Italiane però, la buona notizia per i clienti è che fino a quando la quota di controllo dello Stato resterà sopra il 50% poco o nulla cambierà, ma sarà sempre così? Molto difficile visto i tempi che corrono.