Tutto pronto per la vendita di un secondo pezzo di Poste: i dettagli dell'operazione

Lo Stato italiano super indebitato e assetato di soldi ancora una volta vende i suoi gioielli di famiglia: è tutto pronto per il collocamento sul mercato della seconda tranche di Poste Italiane. Tra poco più di 10 giorni (dal 21 al 25 ottobre) partirà l’offerta pubblica di vendita del gruppo. Una operazione che punta a piazzare sul mercato il 15% del capitale della società, con un valore complessivo stimato di circa 2,5 miliardi di euro. Il 70% dei titoli sarà destinato ai grandi investitori istituzionali, il 30% ai piccoli risparmiatori, con una parte di questa quota destinata ai dipendenti della società.
Come già detto è il secondo collocamento di azioni Poste sul mercato. La prima OPV (offerta pubblica di vendita) è stata lanciata nel 2015. Il prezzo del titolo venne fissato a 6,75 euro. Chi ha partecipato all’investimento ha fatto un buon affare: da allora le quotazioni sono arrivate a 12,740 con un progresso dell’88,74%. Nel corso dell’ultimo anno Poste ha messo a segno un rialzo del 29,53% contro il 19,57% del Ftse Mib. Non male.

Quanto dovrebbe investire un piccolo investitore per partecipare a questa seconda tranche di collocamento dei titoli? Nel 2015 il lotto minimo di azioni venne fissato a 500 che con un prezzo a 6,75 comportava un esborso di 3375 euro. Ancora non ci sono dati certi ma non è da escludere che il lotto minimo sarà dimezzato rispetto al 2015 per far si che l’investimento minimo dei piccoli risparmiatori resti più o meno invariato.
La privatizzazione di Poste solleva un quesito scontato: è un buon investimento da fare? Nessuno può dare una risposta a questa domanda perché l'investimento azionario è per sua natura rischioso e niente o nessuno può assicurare che le buone performance ottenute con il primo collocamento possano ripetersi anche in futuro.