JD Vance fa paura a Wall Street e Trump corre ai ripari chiamando un potente banchiere
La nomina di J.D. Vance come vice di Trump è la notizia più importante della convention repubblicana di Milwaukee. Vance infatti non è per niente un comprimario ma un politico di forte personalità di cui sentiremo parlare a lungo.
Quaranta anni (il prossimo 2 agosto), autore di un celebre libro che descrive la sua infanzia in una famiglia operaia del midwest (Hillbilly Elegy), prima di avere successo si è arruolato nei Marines. Successivamente si è laureato alla Ohio State University e poi alla Yale Law School. E' stato un brillante uomo d’affari, lavorando come venture capitalist nella Silicon Valley, dove ha stretto un forte legame con Peter Thiel, una delle personalità più importanti nel panorama tecnologico americano. La discesa in campo nell’arena politica è avvenuta solamente nel 2021 con la candidatura al Senato nello Stato dell’Ohio, nelle file del partito repubblicano.
Diventato senatore, Vance a Washington si è fatto conoscere per le sue posizioni fortemente di destra sui diritti civili e sull’economia. Le sue idee economiche sono però lontane dall’ortodossia liberista del partito repubblicano. L’ex marine è infatti più vicino alla destra sociale e spesso e volentieri mette nel mirino proprio le lobby economiche, che da sempre vedono un bastione difensivo proprio nei repubblicani. Vance è favorevole a un aumento del salario minimo e alla promozione della sindacalizzazione aziendale. Sostiene una politica antitrust robusta e interventista, in particolare contro i grandi gruppi tecnologici. In alcune circostanze si è mostrato addirittura favorevole a un aumento delle tasse e contrario ai tagli alla spesa sociale.
In politica estera è isolazionista, contrario agli aiuti all’Ucraina e all’immigrazione, favorevole all’introduzione di misure severe (dazi) per proteggere le industrie americane. Vance è dunque un oppositore del fondamentalismo di mercato che da sempre contraddistingue il partito repubblicano. Per alcuni analisti politici rappresenta un populismo economico più radicale di quello dello stesso Trump. Non è dunque una sorpresa che a Wall Street sia guardato con sospetto. La sua retorica contro le élite e la finanza invasiva spaventa.
Trump lo ha candidato per fare ancora più presa sugli elettori bianchi che stanno pagando il prezzo più alto della globalizzazione e della deindustrializzazione americana. Ma il suo programma economico post liberista deve trovare un contrappeso in una eventuale (sempre più probabile) amministrazione repubblicana.
Di questo è consapevole lo stesso Trump che ha già individuato la figura capace di frenare il populismo radicale di Vance e di rassicurare Wall Street: Jamie Dimon, il potente amministratore delegato di JP Morgan, una delle banche d’affari più potenti del mondo. In una intervista rilasciata a Bloomberg, Trump ha dichiarato che “prenderà in considerazione Jamie Dimon come segretario al Tesoro” in caso di vittoria elettorale.
Negli Stati Uniti il segretario al Tesoro è equivalente a un ministro dell’Economia in Europa. Ha in mano la gestione delle finanze pubbliche, la supervisione della politica fiscale ed economica e la regolamentazione del sistema finanziario. Inutile sottolineare che una figura come Jamie Dimon sarebbe la migliore garanzia possibile per Wall Street.