Il dato economico americano che fa sognare gli investitori: è l’inizio di una nuova fase?

Buone notizie da oltreoceano. L’inflazione americana si è fermata nel mese di ottobre. Su base mensile i prezzi sono rimasti invariati mentre gli osservatori scommettevano su un aumento dello 0,1%. Su base annuale i prezzi al consumo sono saliti del 3,2%, meno del 3,3% atteso dagli analisti.
Le borse hanno festeggiato l’arrivo del dato. Il Dow Jones ha chiuso la seduta del 14 novembre con un rialzo dell’1,43%, il Nasdaq del 2,37% e lo S&P500 dell’1,91%. Bene anche il mercato obbligazionario. Cosa c’è dietro il buon umore degli investitori? Molto semplice: la convinzione che almeno negli Stati Uniti il ciclo rialzista dei tassi di interesse da parte della Fed sia concluso.
Le probabilità che ci sia un nuovo ritocco dei tassi verso l’alto entro la fine dell’anno sono ormai considerate prossime allo zero e nei principali media finanziari si incomincia addirittura a parlare di aspettative per ben 4 tagli del costo del denaro da parte della Federal Reserve nel corso del 2024.
E’ evidente che l’avvio di un ciclo ribassista sui tassi sarebbe estremamente positivo per l’economia, ovviamente inflazione permettendo. Un noto proverbio italiano dice però che “non bisogna mai vendere la pelle dell’orso prima di averlo cacciato”. L’inflazione ha rallentato ma il presidente della Fed, Jerome Powell, ha recentemente dichiarato di non essere sicuro di aver fatto abbastanza per riportare la corsa dei prezzi verso l’obiettivo del 2%.
Puntare su un consistente taglio dei tassi nel corso del 2024 potrebbe essere azzardato perché i banchieri centrali continuano a muoversi con estrema cautela. Il timore è che l’inflazione possa improvvisamente rialzare la testa, esattamente come accaduto nel corso degli anni ’70 del 1900. La battaglia potrebbe essere lunga.
Di questo parere è anche il potente Ceo di JPMorgan, Jamie Dimon, che ha espresso preoccupazione in merito alla persistente inflazione. Dimon ha avvertito che “l’inflazione potrebbe non diminuire rapidamente”. “La Fed - ha proseguito nel corso di una intervista – ha fatto bene a sospendere i rialzi ma ora potrebbe dover fare un po' di più”.
Ad influenzare la Fed sarà lo stato di salute dell’economia. Quella americana, a differenza di quella europea, gode di buona salute nonostante i repentini rialzi del costo del denaro. Al momento non ci sono rischi di recessione tali da giustificare un taglio dei tassi per dare respiro all’attività economica. Questo potrebbe spingere Powell a non correre rischi e a rimanere fermo. Qualche indicazione maggiore si avrà con l’arrivo dei prossimi dati economici. Saranno loro a dirci se siamo davvero all’inizio di una nuova fase storica per l'economia.