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I quattro scenari indicati nel Def che fanno paura al governo italiano

Michael Pontrellidi Michael Pontrelli   
I quattro scenari indicati nel Def che fanno paura al governo italiano
Il ministro dell'Economia Giorgetti e la premier Meloni (Ansa)

Il Def (Documento di Economia e Finanza ) appena annunciato dal ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, contiene una previsione sull’andamento dell’economia italiana nei prossimi anni. La crescita tendenziale del PIL è attesa all’1% nel 2024, all’1,2% nel 2025, all’1,1% nel 2026 e infine allo 0,9% nel 2027. Il governo ha spiegato che l'economia sarà sostenuta in particolare dagli investimenti connessi al PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) e da un graduale recupero del reddito reale delle famiglie. Il Def contiene però anche un’analisi dei rischi che potrebbero far saltare le previsioni indicate con pesanti ricadute sull’andamento dei conti pubblici. Gli scenari negativi più temuti dal governo italiano sono quattro.

AUMENTO DEI TASSI DI INTERESSE PAGATI SUI TITOLI DI STATO
La prima preoccupazione è legata all’andamento del mercato obbligazionario, ovvero a un ritorno delle tensioni sui BTP italiani. Il trauma di quanto accaduto nel 2011 è ancora fresco nella memoria di tutti. Secondo quanto previsto dagli economisti del Mef se il tasso del Btp decennale fosse 100 punti base superiore a quanto indicato nel Def (ovvero se l’aumento dei tassi fosse l’1% più alto) l’impatto sul PIL (prodotto interno lordo) sarebbe consistente: -0,1% sul PIL del 2024 ma -0,4% nel 2025 e -0,5% nel 2006 e nel 2007.

STRETTA AL COMMERCIO INTERNAZIONALE
Come noto l’Italia fonda la sua economia sul commercio e dunque la seconda preoccupazione dell’esecutivo non può che essere un inasprimento delle tensioni geopolitiche in Medio Oriente con l’estensione all’area del Mar Rosso che causerebbe una stretta al commercio internazionale attraverso un aumento del prezzo di trasporto tramite container nella rotta Asia-Mediterraneo. Aumento dei costi che avrebbe un duplice effetto: sulle nostre esportazioni ma anche sui prezzi delle importazioni. Secondo le stime degli economisti una stretta al commercio internazionale avrebbe un impatto negativo sul PIL  dello 0,1% quest’anno e dello 0,3% nel 2025.

AUMENTO DEI PREZZI DELLE MATERIE PRIME ENERGETICHE
Il terzo elemento critico dell’economia italiana è la sua dipendenza dalle materie prime estere e dunque anche questo ambito non poteva sfuggire all’analisi sugli scenari di rischio del MEF. Il timore del governo è legato a un nuovo aumento delle materie prime energetiche (petrolio e gas naturale in particolare) connesso anch’esso a una escalation delle tensioni geopolitiche in Medio Oriente. Un aumento del prezzo del petrolio e del gas naturale di 10 dollari farebbe calare il PIL rispetto alle stime del DEF dello 0,1% nel 2024 e dello 0,3% nel 2025.

TASSO DI CAMBIO SFAVOREVOLE
La quarta variabile più temuta è infine quella valutaria ovvero il rapporto di cambio euro/dollaro che come noto influenza le esportazioni italiane. Un apprezzamento della moneta unica rispetto al biglietto verde, superiore a quanto ipotizzato, non avrebbe impatti negativi nel 2024 ma inciderebbe sul PIL con un -0,3% nel 2025, un -0,4% nel 2024 e un -0,4% nel 2027.

FUTURO DELL'ECONOMIA ITALIANA APPESO A UN FILO 
Viste le previsioni di crescita limitate, ciascuno dei 4 scenari è in grado di erodere sensibilmente la crescita italiana. Un mix simultaneo degli scenari (cosa molto probabile, per esempio, con un coinvolgimento diretto dell'Iran nel conflitto medio orientale che impatterebbe sia sulle rotte commerciali che sul costo delle materie prime energetiche) potrebbe persino aprire le porte a una nuova caduta in recessione. Come sempre il futuro dell'economia italiana è appeso a un filo. 

Michael Pontrellidi Michael Pontrelli   
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