Dopo aver salvato l'Euro Draghi salverà anche l'Europa? Perché potrebbe essere l'uomo giusto
“Nell’Unione Europea c’è bisogno di un cambiamento radicale, le nostre regole per gli investimenti sono costruite su un mondo che non c’è più, il mondo pre Covid, pre guerra in Ucraina, pre crisi Medio Oriente e ci troviamo in un mondo in cui è tornata la rivalità tra le gran di potenze”. Questa la sintesi del Draghi pensiero esposta alla conferenza europea sui diritti sociali in Belgio. L’ex presidente della Bce ha sottolineato che “siamo indietro rispetto a Usa e Cina” e che per recuperare terreno “è necessario agire insieme come non abbiamo mai fatto prima”.
Concretamente quale è la ricetta proposta da Draghi? Nei suoi oltre venti minuti di presentazione, l'ex numero uno dell'Eurotower ha usato sempre il plurale. "Ripristinare la nostra competitività non è qualcosa che possiamo ottenere da soli o gareggiando a vicenda" ha affermato.
La sua visione per un'Unione che sia "adatta al mondo di oggi e di domani" guarda agli investimenti comuni necessari nei settori cruciali della difesa e dell'energia. Ma anche all'opportunità di avanzare sull'integrazione dei mercati dei capitali. Un passo definito fondamentale per il coordinamento delle politiche economiche comunitarie che, in mancanza di consenso unanime - ha evidenziato Draghi - potrebbe essere compiuto anche affidandosi a una cooperazione rafforzata tra i Paesi volenterosi di avanzare.
Le sfide epocali a cui l'Europa del futuro è chiamata sono urgenti al punto da non potersi permettere "il lusso di aspettare fino alla prossima modifica dei trattati", soprattutto davanti alle offensive di Washington e Pechino che si muovono con politiche "uniche" e non frammentate, ha avvertito il banchiere.
Le parole di Draghi hanno fatto subito il giro d'Europa. Nei palazzi brussellesi è dato stabilmente in pista per la presidenza della Commissione o, in alternativa, per quella del Consiglio europeo.
Il rispetto internazionale nei confronti di Draghi è cresciuto esponenzialmente dopo il famoso “whatever it takes” pronunciato nell’estate del 2012 per far capire alla speculazione finanziaria che la Bce avrebbe fatto tutto il necessario per preservare l'integrità dell'euro e stabilizzare i mercati finanziari dell'eurozona.
Parole a cui seguirono i fatti, prima con l’avvio di un massiccio piano di acquisto da parte di Francoforte dei titoli di Stato a breve termine (con scadenza da 1 a 3 anni) emessi da paesi in difficoltà della zona euro e poi con il varo di un quantitative easing di ben 1.100 miliardi di euro per sostenere ulteriormente il mercato dei titoli di Stato europei. Il tutto portato a termine nonostante la contrarietà della Germania e degli altri paesi rigoristi del Nord Europa.
Draghi ha dimostrato di avere la capacità e la forza di spingere l’Europa oltre i propri limiti. Per affrontare le sfide poste al Vecchio Continente nei nuovo contesto internazionale serve uno scatto di reni, e lui potrebbe davvero essere l’uomo giusto. Ora la palla passa alle cancellerie europee che dovranno mettersi d’accordo per trovare il sostituto di Ursula von der Leyen, in scadenza dopo le prossime elezioni europee di giugno.