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La Cina apre ai colloqui sui dazi ma pone una condizione che umilierebbe Trump

Pechino pretende l’azzeramento delle tariffe imposte dal neo presidente. Una marcia indietro totale che sarebbe visto come un segno di debolezza

Michael Pontrellidi Michael Pontrelli   
La Cina apre ai colloqui sui dazi ma pone una condizione che umilierebbe Trump
Trump e il leader cinese Xi Jinping (immagine creata con l'intelligenza artificiale)

 

La Cina ha reso noto che sta valutando le proposte degli Stati Uniti per iniziare dei negoziati commerciali. Questo potrebbe aprire la strada a un dialogo tra le due maggiori economie del mondo, con l’obiettivo di risolvere la guerra commerciale che ha causato turbolenze nei mercati finanziari e rallentato l’economia globale.

"Rimozione di tutti i dazi unilaterali" 

Nel valutare la possibilità di avviare negoziati, le autorità cinesi hanno ribadito la richiesta di Pechino agli Stati Uniti di rimuovere tutti i dazi unilaterali. In caso contrario, Washington indicherebbe “una totale mancanza di sincerità” e “comprometterebbe ulteriormente la fiducia reciproca”. “Se gli Stati Uniti vogliono dialogare, dovrebbero dimostrare la loro sincerità ed essere pronti a correggere le loro pratiche sbagliate” si legge ina una dichiarazione rilasciata dalle autorità cinesi.

Richiesta cinese non può essere accettata da Trump 

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha imposto dazi del 145% sui prodotti cinesi importati quest’anno, spingendo la Cina a imporre dazi di ritorsione del 125%. Finora, entrambe le parti hanno cercato di attenuare l’impatto economico dei dazi concedendo esenzioni su alcuni prodotti essenziali. La richiesta cinese sull’azzeramento dei dazi prima dell’avvio del negoziato ha poche probabilità di essere accettata da Washington. Significherebbe una marcia indietro totale di Donald Trump e questo sarebbe visto come un segno di debolezza

Pechino è conscia della propria forza e mostra i muscoli 

Sebbene Pechino abbia dichiarato di essere pronta ad avviare colloqui con gli Stati Uniti gli analisti avvertono che raggiungere un accordo globale sarà un’impresa complessa e che richiederà molto tempo. Paradossalmente la guerra commerciale scatenata da Trump anziché spaventare la Cina ha ottenuto l’effetto contrario: dare l’occasione a Pechino di mostrare i muscoli per far capire al mondo intero che non teme più un conflitto con la prima potenza del mondo.

La sentenza di Krugman: l'America è più debole Cina 

Recentemente il premio Nobel per l’economia Paul Krugman ha spiegato che in un conflitto commerciale con la Cina l'America è destinata a fallire per l’incompetenza strategica di Trump che sottovaluta la dipendenza dell'America dalle importazioni cinesi.

L'analisi di Ray Dalio sulla crisi americana  

Per il noto guru di Wall Street Ray Dalio i dazi sono solo la punta dell’iceberg di una crisi dell’economia americana senza precedenti causata dall’eccessivo indebitamento. Il debito pubblico statunitense è finito fuori controllo e la fuga dai titoli di Stato Usa dopo lo scoppio della guerra commerciale ha costretto Trump alla parziale marcia indietro, con l’annuncio della moratoria di 90 giorni sulle tariffe doganali ad esclusione di quelle imposte alla Cina.

Un boccone amaro per Donald Trump 

Ma ora Pechino pretende che la marcia indietro di Trump sia totale. Un boccone amaro che il presidente americano dovrebbe ingoiare solo per avviare le trattative con il Dragone e porre fine alla guerra commerciale. La situazione non è per niente semplice.

Michael Pontrellidi Michael Pontrelli   
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